Collegno (Torino), 3 set. (La Presse) – “Il vero problema non sono le parole di Totò Riina, che devono essere decifrate, ma bisogna andare oltre, il vero problema sono i cittadini italiani che da anni si portano dietro la paura della mafia”. È la denuncia di don Luigi Ciotti, che è intervenuto a Collegno durante la commemorazione del generale Carlo Alberto Della Chiesa, ucciso insieme alla moglie Manuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo il tre settembre del 1982 a Palermo. “La prima riforma da fare – ha spiegato – è quella delle nostre coscienze, c’e’ troppa rassegnazione. Serve uno scatto da parte di tutti oggi”.

“La prima riforma è quella delle autocoscienze – ha aggiunto – il problema non sono i mafiosi, ma siamo noi. Come è possibile che da oltre 500 anni parliamo di mafie e il popolo italiano non sia riuscito a ribaltarle? Gran parte dei privilegi mafiosi non sono altro che gli elementari diritti dei cittadini, questa è la chiave”. “La chiave – ha proseguito don Ciotti – sono le politiche sociali, iniziando dal lavoro. Nel nostro paese tra chi cerca lavoro, tra chi è precario, tra chi è sfruttato, siamo in otto milioni a vivere il disagio del lavoro e in nove milioni a vivere una condizione di povertà relativa. Lotta alle mafie vuol dire dare dignità e libertà alle persone”.

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