Firenze, 26 lug. (LaPresse) – L’Arpat, Agenzia regionale di protezione ambientale della Toscana, è arrivata sull’isola del Giglio subito dopo la tragedia della Costa Concordia. I primi campionamenti e le prima analisi della acque sono praticamente iniziati appena dopo il naufragio della nave, la notte del 13 gennaio 2012, e periodicamente si sono ripetuti. Fino a quando la Concordia ha lasciato nei giorni scorsi il Giglio, l’Arpat in novecento giorni, spiega una nota della Regione Toscana, ha emesso circa 300 bollettini ed effettuato oltre 770 campionamenti, a più livelli e in più aree del porto e dell’isola, con più di 34mila parametri analitici controllati. Un lavoro svolto in collaborazione con l’istituto nazionale Ispra e che continua ancora.

L’Arpat ha eseguito monitoraggi attorno alla nave, nei pressi (ma in un’area più ampia) per valutare possibili danni a breve e medio periodo e poi valutazioni a lungo periodo, con dati raccolti dalle stazioni di Porto Santo Stefano, sulla costa dell’Argentario appena di fronte all’isola, di Montecristo, alla foce Bruna, a Cala Forno e sul versante sud dell’isola d’Elba. I prelievi sono stati effettuati anche grazie all’uso del Poseidon, un battello oceoanografico di 18 metri attrezzato per il monitoraggio ambientale. E’ stato cercato dai metalli ai detergenti, dalle sostanze usate nella fabbricazione delle plastiche a oli e idrocarburi. “I dati per adesso – afferma la Regione Toscana – sono tranquilizzanti”. Tutti i risultati delle analisi sono pubblicati sul sito dell’Arpat.

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