Asti, 8 lug. (La Presse) – Migliaia di persone hanno affollato il centro di Asti per partecipare al funerale di Giorgio Faletti che si sta celebrando alla Collegiata di San Secondo. Sulla piazza della chiesa migliaia di cittadini hanno applaudito l’ingresso della bara nella cattedrale, gremita. La moglie Roberta, durante la marcia funebre dal teatro Alfieri alla Collegiata, si è commossa nel vedere così tante persone riunite per l’artista scomparso.
“La malattia non aveva spento Giorgio, che aveva saputo conservare il bambino dentro di sé”. Così don Giuseppe Gallo, parroco della collegiata di San Secondo ad Asti, durante l’omelia funebre dell’artista scomparso venerdì scorso. “Giorgio è morto dopo cinque mesi di malattia – ha detto il prete – che è segno dei tempi in cui viviamo, i politici dovrebbero investire di più per darci un’aria più respirabile. Ci sono aziende che hanno dato da mangiare ma regalato tanti tumori. Io preferisco mangiare erba ma non un’azienda assassina o iniqua verso la sua città”.
“Ma la malattia – ha proseguito – non aveva spento Giorgio. La sua vita è stata vissuta nella fede. Una vita bella, ma non molto facile dal punto di vista della salute. Giorgio però era una persona molto volitiva, che non si faceva condizionare da nessuno”.
Il parroco ha letto uno scritto che Faletti elaborò su richiesta di Avvenire nel 2003 in occasione della Pasqua. “Anche per me che mi considero un laico – aveva scritto – la Pasqua è la festa della speranza, era così fin da bambino ….sono sempre stato un sognatore”. “Renzi – ha ricordato il parroco – ieri ha definito Giorgio una delle espressioni migliori della creatività italiana. Io a Giorgio dico auguri di buona eternità e continua a volerci bene”.
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