Ragusa, 3 lug. (LaPresse) – Sono partiti dalle testimonianze dei superstiti e da un video girato da un giovane siriano, le indagini della polizia di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato) per individuare gli scafisti del peschereccio con 45 cadaveri a bordo. In particolare gli inquirenti spiegano che il video è stato “fondamentale”. I primi due scafisti, che erano stati salvati dalla nave ‘Chimera’, sono stati arrestati ieri ma le indagini sono proseguite per appurare l’identità di altri componenti del sodalizio criminale.
Già i primi testimoni sbarcati a Pozzallo avevano parlato della presenza di un equipaggio composto da più di due persone. Gli investigatori dopo aver ultimato le indagini sui primi fermi hanno visionato i video girati da alcuni migranti siriani (sbarcati con il secondo gruppo di superstiti) che li hanno subito messi a disposizione della polizia giudiziaria. Dall’esame del materiale informatico è stato possibile appurare la sistemazione a bordo degli oltre 600 migranti e soprattutto di coloro che erano in grado di testimoniare perché accanto alla pilotina di comando dove l’equipaggio si trovava. Questo elemento d’indagine negli ultimi mesi è stato risolutivo per l’identificazione degli scafisti diretta o indiretta, mediante le testimonianze (come in questo caso). Spesso i migranti escussi asseriscono di essere in posizione non favorevole per riconoscere gli scafisti perché distanti dal timone. Per la paura che vivono, dovuta alle minacce degli scafisti e degli organizzatori libici, non hanno mai volontà di riferire cosa accade realmente nelle imbarcazioni utilizzate dai migranti per la traversata, ma messi davanti l’evidenza dei fatti non possono negare di conoscere l’identità dello scafista.
Dopo diverse ore di convincimento, tra una bottiglia di acqua, una pacca sulla spalla ed un sorriso degli agenti si è riusciti a carpire la fiducia di alcuni testimoni. In questo caso sono emersi elementi di responsabilità a carico di tutto l’equipaggio schiaccianti; i testimoni hanno descritto in modo accurato e preciso il ruolo di ognuno di loro, con compiti e mansioni a bordo. In questa occasione le indagini sono state particolarmente complesse proprio perché condotte in momenti diversi, considerato l’arrivo in due tempi delle navi con i migranti superstiti e purtroppo i cadaveri. Dalle testimonianze è stato possibile apprendere che gli scafisti, anche se avvisati dai migranti della morte di alcuni passeggeri e del fatto che stavano morendo di fame, di sete e non riuscivano a respirare, non hanno fatto nulla per aiutarli, anzi si sono chiusi nella pilotina di comando mangiando e bevendo. Questi particolari sono adesso al vaglio della Procura della Repubblica e domani il gip procederà alla convalida dei 4 fermi e subito dopo verrà fissato l’incidente probatorio per l’acquisizione della prova testimoniale.
Le indagini condotte dagli investigatori durate quasi 50 ore continuative, hanno permesso di sottoporre a fermo di indiziato di delitto i responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della morte come conseguenza di altro delitto. Ogni migrante ha pagato in media 1.500 dollari per un totale di quasi un milione di dollari che sono andati quasi tutti agli organizzatori e (così come riferito dai migranti) 15.000 dollari agli scafisti. Al termine dell’attività di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato gli altri due scafisti all’interno del C.P.S.A. mentre tentavano di nascondersi tra gli altri migranti sbarcati in queste ore. Dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della polizia scientifica gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea.
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