Roma, 1 lug.(LaPresse)- “Quello che abbiamo notato è il fatto che i giudici di Firenze non basano la loro convinzione di colpevolezza sulle prove scientifiche, ma la base fondante della condanna è tutta appoggiata su un memoriale che ha scritto Amanda mentre era in prigione a Capanne. In questo memoriale lei mi scagiona completamente e mi dichiara assolutamente estraneo”. Lo ha detto Raffaele Sollecito a Roma, nel corso di un incontro con la stampa per illustrare i contenuti del suo ricorso per Cassazione contro la condanna ricevuta in appello a Firenze per l’omicidio di Meredith.

“Sia io che la mia famiglia – ha continuato – crediamo nell’innocenza di Amanda, crediamo profondamente nella sua innocenza. Non esiste nessuna ritrattazione da parte mia”. “In tutti questi anni – ha proseguito – io ho parlato di me. Delle prove scientifiche contro di me. Io chiedo oggi, nel 2014: se la base fondante di una colpevolezza è un memoriale scritto in carcere da Amanda, in cui sono descritti dei fatti fondanti per la condanna e in cui in realtà io vengo scagionato, allora io mi chiedo io cosa c’entro”.

“La sentenza di Firenze – ha sottolineato l’avvocato di Sollecito, Giulia Bongiorno – dice di credere al fatto che Amanda quando dice di essere nella casa al momento del delitto dice la verità. Se si crede a quello che dice Amanda nel suo memoriale, allora bisogna crederle anche quando dice che Raffaele non c’era. Non si può trascinare Sollecito nella posizione di Amanda”.

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