Catania, 19 feb. (LaPresse) – L’ex presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Assorbito il reato elettorale. La sentenza è stata pronunciata dal gup di Catania, Marina Rizza, nell’ambito del processo svolto col rito abbreviato. Assolto, invece, dall’accusa di associazione al clan Cappello. Disposta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Nell’ambito dello stesso processo Angelo Lombardo, fratello dell’ex governatore ed ex parlamentare del Mpa, è stato rinviato a giudizio. Angelo Lombardo ha scelto il processo ordinario.
“Vedo sorpresa e scoramento fra i miei legali per questa sentenza. Ho vissuto con serenità la vigilia e il momento perche mi aspettavo questa sentenza che è il naturale epilogo di questa vucenda”, ha detto in conferenza stampa Raffaele Lombardo. “Il giudice ha espresso professionalità e impegno e indipendenza e onesta” nel suo operato. “Ma – ha aggiunto Lombardo – ci voleva un coraggio superiore al genere umano per resistere alle pressioni della procura con 6 su 16 membri della procura distrettuale antimafia che hanno seguito questo processo. E poi la pressione mediatica. Presenteremo ricorso in appello”.
“Si aspettano le motivazioni per valutare una sentenza. Sono sgomento e sbigottito. Ero certo di una assoluzione non credevo alle voci di corridoio”, ha affermato Alessandro Benedetti, il legale dell’ex governatore della Regione Sicilia. “Mi lascia ancor più sgomento che ci sia nel dispositivo ci sia un ordine di trasmissione degli atti per quanto riguarda l’editore de ‘La Sicilia’. Spero per la fiducia che ho riposto in questo giudice – visto che ho scelto l’abbreviato – che ci sia una spiegazione alternativa”, ha concluso Benedetti.
Dello stesso avviso l’altro difensore, Guido Ziccone. “Sono fermamente convinto – ha affermato – che ci sono motivi validi perche questa sentenza sia rovesciata in appello, pensiamo di avere ragione. Abbiamo fiducia nel sistema che ha 3 gradi di giustizia”.
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