Roma, 21 gen. (LaPresse) – Il dissesto idrogeologico non è colpa solo della mancata manutenzione del territorio e della scarsità di risorse a disposizione, ma dipende anche dalla presenza sempre più diffusa delle nutrie, piccoli mammiferi che provocano danni nelle campagne a infrastrutture, canali e argini. L’allarme arriva dalla Coldiretti, che stima in 20 milioni di euro l’anno i danni provocati da questi roditori. Secondo uno studio effettuato dall’università di Pavia sui danni all’agricoltura provocati dalla nutria la situazione è critica e, rispetto all’ultima ondata di maltempo con la rottura di argini ed esondazioni, non c’è dubbio – sostiene la Coldiretti – che la proliferazione delle nutrie abbia aggravato una situazione di dissesto idrogeologico provocato dall’incuria.

Le nutrie infatti secondo lo studio sono particolarmente dannose perché creano le tane in prossimità di canali ed arginature scavando lunghe ed ampie gallerie provocando crolli ed esondazioni- Si originano così – continua la Coldiretti – fenomeni di abbassamento delle strade poderali che, oltre a rendere difficoltosa e pericolosa il transito dei trattori, mettono in grave pericolo la sicurezza idraulica. Ad essere a rischio quindi è la tutela dell’ambiente e la sicurezza di tutti i cittadini ma anche il reddito delle imprese agricole perché le nutrie nutrendosi dei germogli di piante erbacee ed arboree, rasano i campi di cereali mettendo a serio rischio la produzione e, di conseguenza, la redditività delle imprese agricole locali.

La nutria è anche portatrice di un rischio di diffusione della Leptospirosi con una percentuale di animali (10-60%) mostra positività anticorpale ed è esposta all’infezione (probabilmente a causa del contatto con il Ratto Rattus norvegicus).In Italia, la nutria – conclude la Coldiretti – è stata importata negli anni ’30, allo scopo di allevamento, quale animale da pelliccia. A partire soprattutto dagli anni ’60 ha colonizzato gli ambienti fluviali e le aree particolarmente ricche di corsi d’acqua e zone agricole.

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