Roma, 1 nov. (LaPresse) – “Quello è un popolo che hanno condannato a morte”. Così il boss pentito Carmine Schiavone, in esclusiva ai microfoni di RaiNews24, sullo scandalo rifiuti nella Terra dei Fuochi l’indomani la desecretazione delle sue dichiarazioni nella commissione d’inchiesta del 1997.

“Se dopo il ’97, dopo che sapevano, lo Stato fosse intervenuto, il danno sarebbe stato limitato”, aggiunge il pentito che aggiunge: “Sono felice che la gente cominci ad accorgersi del ruolo dello Stato. Poterebbe esistere una simile forma di criminalità organizzata senza lo Stato? No”.

“Ma perchè, pensi che loro non lo fanno ancora? Non lo fanno magari a Casal di Principe”. Così l’ex membro dei Casalesi spiega come la mafia intossichi ancora la Terra dei Fuochi. “Anche dal carcere?”, chiede il giornalista. E Schiavone: “Ma no. Le organizzazioni criminali a quel livello, con quegli appoggi (nello Stato, ndr), possono stare ferme un anno, un anno e mezzo, si leccano le ferite, ma poi riempiono i vuoti”.

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