Milano, 18 lug. (LaPresse) – E’ attesa per domani la sentenza per Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, accusati di induzione favoreggiamento della prostituzione minorile. A 26 giorni esatti dalla condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni per concussione e prostituzione minorile e all’interdizione dai pubblici uffici, anche le tre persone che per la Procura di Milano erano gli organizzatori delle feste hard ad Arcore rischiano una condanna simile. Per l’ex direttore del Tg4, l’ex agente del vip (ora affidato ai servizi sociali dopo un periodo di carcere per il fallimento della sua Lm Mangemet) e l’ex consigliera regionale, infatti, il procuratore aggiunto Piero Forno e il sostituto Antonio Sangermano hanno chiesto 7 anni di carcere, l’interdizione dai pubblici uffici.

Il processo si è aperto il 21 novembre 2011 davanti al collegio presieduto da Anna Maria Gatto e composto da Paola Pendino e Manuela Cannavale. A differenza del dibattimento a carico di Silvio Berlusconi, caratterizzato da rinvii a colpi di certificati medici e battaglie dentro e fuori dall’aula, tutto si è svolto in clima più sereno.

MORA – Tra i passaggi più significativi, le dichiarazioni spontanee di Lele Mora che in aula il 28 giugno scorso ha ammesso che nelle serate di Arcore c’era qualcosa che non andava, almeno sul piano morale. Mora ha detto di aver accompagnato ragazze ad Arcore ma ha precisato di non averle mai indotte a prostituirsi e di non averne mai giudicato i comportamenti. Poi la frase choc. “Ho letto ieri su un quotidiano – ha aggiunto in aula – come vi siano tre parole per definire quanto è successo e quanto è oggi al vostro giudizio ‘dismisura, abuso di potere, degrado’. E’ vero, così è stato ed io almeno all’eccesso e al degrado (…) non ne sono stato un passivo concorrente”. Tre parole che usava spesso il giornalista di ‘Repubblica’, Giuseppe D’Avanzo, morto nel 2011, per sottolineare il ruolo di Berlusconi nello scandalo Ruby. Passa poco più di mezz’ora e Mora ha fa dietrofront. Ai giornalisti dice: “Ad Arcore non c’è stato niente di male, quando in aula ho parlato di ‘degrado’ ho detto quello che ha riportato un giornale”. Berlusconi per lui è solo un “amico”.

E proprio per aiutare un amico, secondo i suoi avvocati Gianluca Maris e Nicola Avanzi, Mora avrebbe domandato l’affidamento di Ruby nell’estate del 2010. I due avvocati hanno chiesto per lui l’assoluzione e che l’induzione alla prostituzione di Ruby, allora minorenne, sia derubricata “in favoreggiamento personale per aver in concreto aiutato Berlusconi, dopo la commissione del reato, ad eludere le investigazioni delle autorità”.

MINETTI – Molto diverse le parole di Nicole Minetti, che in aula ha liquidato le accuse a suo carico come “una storia inverosimile” e descritto come un “sentimento di vero amore” il legame con Silvio Berlusconi. La Minetti ha sottolineato di non aver mai “invitato” altre ragazze ad Arcore e di aver “gestito” le case di via Olgettina. Se portava le “cedole” di bollette e affitti al ragionier Spinelli era “un puro atto di cortesia”. E la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando è andata a prendere Ruby in Questura lo ha fatto “pensando di fare del bene”, per evitare che la ragazza passasse “la notte nella camera di sicurezza”.

LE PARTI CIVILI – Una versione delle cene del Cavaliere molto lontana da quella raccontata dalle due miss piemontesi Ambra Battilana e Chiara Danese e dalla modella marocchina Imane Fadil, che si sono tutte costituite parte civile, testimoni chiave dell’accusa assieme ad altre ragazze. Le tre giovani avevano raccontato di balletti osè intorno ad un palo, spogliarelli, toccamenti e travestimenti irriverenti. le altre due ragazze che si erano costituite parte civile, Iris Berardi e Barbara Guerra, poco tempo fa hanno rinunciato.

RUBY – Altro passaggio chiave è stata la testimonianza di Ruby, costellata di “non so” e “non ricordo”. Per oltre due ore, la ragazza ha liquidato come “balle”, “bugie”, “panzanate” e “fandonie” mote delle dichiarazioni rese ai magistrati nel corso delle indagini e ha ribadito di non essersi mai prostituita, di non aver mai fatto sesso con Silvio Berlusconi. I soldi ricevuti dal Cavleiere erano solo un “aiuto” per realizzare il suo “sogno” di aprire un centro estetico. Nella sala del “bunga bunga” a Villa San Martino, infine, c’erano solo balli sensuali e innocenti travestimenti. Nulla di più.

Domani spetterà ai giudici, che con ogni probabilità si ritireranno già in mattinata in camera di consiglio, valutare se in base alle testimonianze, alle intercettazioni, alle prove raccolte dai pm, Fede Mora e Minetti meritino di essere condannati oppure assolti.

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