Roma, 16 lug. (LaPresse) – Una macchinosa frode fiscale da 21 milioni di euro, compiuta attraverso la simulazione di una compravendita di diritti filmistici, è stata smascherata dai finanzieri del comando provinciale di Roma, nell’ambito di un’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal sostituto Mario Dovinola su un giro di fatture false. Beni immobili per due milioni di euro sono stati sequestrati. I rappresentanti legali delle società coinvolte sono stati denunciati, mentre a due imprenditori sono state contestate anche violazioni alla normativa antiriciclaggio, relativamente al trasferimento all’estero di denaro contante per circa due milioni di euro.
Gli accertamenti del nucleo polizia tributaria di Roma hanno consentito di appurare che, nel 2008, i proventi di un produttore cinematografico avevano subito un repentino incremento, dovuto principalmente alla vendita, in realtà inesistente, dei diritti per l’estero di 133 film appartenenti alla storia del cinema italiano, per un controvalore di 11 milioni di euro. In realtà il produttore non aveva alcun titolo di possesso sui diritti di quelle opere cinematografiche, alcune delle quali di proprietà della Rai. Un po’ come fece Totò nel celebre film ‘Totò truffa 62’ con la fontana di Trevi. E tra le pellicole fittiziamente vendute figuravano anche alcune del re della risata napoletana.
Attraverso le false fatturazioni collegate alla simulata compravendita, le due società italiane coinvolte nella transazione hanno maturato un credito Iva milionario, in realtà non spettante.
I diritti – che risultavano venduti ad un cliente americano operante nel settore cinematografico e televisivo – sono stati cartolarmente acquisiti per 10 milioni di euro da una società di comunicazione, che a sua volta ha sostenuto di averli acquistati da un soggetto pakistano.
Gli elementi raccolti hanno permesso al pubblico ministero di richiedere al giudice delle indagini preliminari di Roma l’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo dei beni nella disponibilità dei responsabili, che ha riguardato due appartamenti ubicati a Roma, del valore di circa due milioni di euro, di proprietà rispettivamente di un noto produttore cine-televisivo e di un pubblicitario. Qualora seguisse la loro confisca “per equivalente”, essi garantiranno la pretesa dell’erario in relazione al credito vantato per le imposte evase, le pene pecuniarie e gli interessi maturati.
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