Città del Vaticano, 5 lug. (LaPresse) – La fede, “nascendo dall’amore può arrivare al cuore, al centro personale di ogni uomo. Risulta chiaro così che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti”. Questo è uno dei passaggi più significativi del secondo capitolo dell’Enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco, dal titolo ‘Se non crederete, non comprenderete’. Qui viene dimostrato lo stretto legame tra fede e verità, comprovato dalla storia.
La cultura contemporanea, sostiene il Santo Padre, si affida troppo alla tecnologia e alla scienza. Oggi si guarda con sospetto alla “verità grande, la verità che spiega l’insieme della vita personale e sociale”, perché la si associa erroneamente ai totalitarismi del XX secolo (“Se però la verità è verità dell’amore, se la verità che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura del singolo e può fare parte del bene comune. Essendo la verità di un amore, non è verità che s’imponga con la violenza, non è verità che schiaccia il singolo”). Ciò comporta il “grande oblio del mondo contemporaneo” che, a vantaggio del relativismo e temendo il fanatismo, dimentica la domanda sulla verità, sull’origine di tutto, la domanda su Dio.
Il legame tra fede e amore è fragile, risulta essere come “un sentimento che va e viene”. Se, però, la fede è legata alla verità e all’amore, allora “amore e verità non si possono separare”, perché solo l’amore vero supera la prova del tempo e diventa fonte di conoscenza”. Visto che la conoscenza della fede nasce dall’amore di Dio, “verità e fedeltà vanno insieme”.
Il Papa apre poi un’ampia riflessione sul “dialogo tra fede e ragione”, sulla verità nel mondo di oggi, in cui essa viene spesso ridotta ad “autenticità soggettiva”. Nell’Encilica papale si afferma che la teologia è impossibile senza la fede, poiché Dio non ne è un semplice “oggetto”, ma “è soggetto che si fa conoscere e si manifesta nel rapporto da persona a persona”. La teologia si pone al servizio della fede dei cristiani e il magistero ecclesiale non è un limite alla libertà teologica, bensì un suo elemento costitutivo.
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