Roma, 22 giu. (LaPresse) – “Sono 30 anni che non sappiamo nulla. Il procuratore Capaldo non ci ha mai chiamati, non so se, per quanto riguarda le sue parole di ieri, le abbia dette per qualche motivo preciso, spero che ci siano dei chiarimenti. Per noi è importante arrivare alla verità”. Solo le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazzina scomparsa il 22 giugno 1983, pochi minuti della partenza della fiaccolata che si è tenuta questa sera in suo ricordo, a 30 anni di distanza. Il procuratore Giancarlo Capaldo ieri, durante la terza edizione del Festival Trame a Lamezia, aveva detto che “Emanuela Orlandi è morta, ma il caso della sua scomparsa potrebbe risolversi. Finora ci sono state molte false piste e molti depistaggi”.
“La nostra fiaccolata arriverà in piazza San Pietro dove ci sarà una veglia di preghiera. Sarebbe bellissimo che il papa potesse unirsi a noi nella preghiera, ma non pretendo tanto, spero almeno in un rappresentante del Vaticano, essendo Emanuela una cittadina vaticana”, ha aggiunto Pietro Orlandi. “Evidentemente – ha concluso – dietro a questa vicenda c’è qualcosa di più, non c’è soltanto la storia e il rapimento di una bambina. La volontà continua di far dimenticare questa vicenda, dimostra che evidentemente c’è qualcosa di talmente grande che è meglio cercare di farlo dimenticare”. Palloncini colorati e lumini hanno accompagnato la veglia di preghiera.
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