Roma, 18 giu. (LaPresse)- La dittatura militare del Sud America potrebbero finire sotto processo a Roma. I magistrati romani hanno infatti inoltrato la richiesta, a firma del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, di rinvio a giudizio per 35 persone, esponenti delle giunte militari e dei servizi di sicurezza di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay. Due boliviani, 12 cileni, 7 peruviani e 17 uruguaiani sono accusati di strage, omicidio plurimo aggravato e sequestro di persona. L’accusa è di aver ucciso 23 cittadini italiani scomparsi tra il 1973 e il 1978.

La procura ha formalmente depositato gli atti di questa vincenda nel novembre del 2010. Inizialmente erano stati chiamati in causa 140 persone. Tra le richieste figurano nomi come quello dell’ex capo dei servizi segreti cileni (Dina) Manuel Contreras, già condannato a 20 anni di carcere in Italia per tentato omicidio del presidente della Dc cilena Bernardo Leighton, avvenuto a Roma nell’ottobre del 1975. Il piano Condor negli anni ’70 fu l’accordo tra le polizie investigative dei paesi golpisti per poter colpire gli oppositori in qualunque paese fossero. Attuato tra Cile, argentina, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile ha portato all’esecuzione di decine e decine di militanti di varie nazionalità. I golpisti colpirono, attraverso manovalanza fascista, anche in Italia.

L’inchiesta della magistratura romana era partita alla fine degli anni ’90 sulla base di alcune denunce presentate dai familiari di cittadini di origine italiana in Sudamerica negli anni delle dittature militari. Nell’inchiesta romana sono stati coinvolti anche altri personaggi poi deceduti nel tempo, come il dittatore cileno Augusto Pinochet e quello argentino Jorge Videla.

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