Roma, 18 giu. (LaPresse) – “Ebbe a riconoscere che egli non ne fosse l’unico autore”. Lo scrive la Cassazione, parlando di Rudy Guede, l’ivoriano condannato definitivamente a 16 anni per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Oggi i giudici del ‘palazzaccio’ hanno reso note le motivazioni con le quali lo scorso 26 marzo, hanno annullato l’assoluzione pronunciata dalla corte d’assise d’appello di Perugia per Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Per la Cassazione il ragazzo, quindi, non agì da solo. Secondo gli ermellini, “anche a volere tenere ferma l’ipotesi del concorso necessario di persone”, “assume valore probatorio determinante per riconoscere negli attuali imputati i correi” di Guede. “La pronuncia impugnata – scrive Piazza Cavour – presta il fianco al lamentato vizio di violazione di legge e di difetto di adeguata motivazione nel passaggio cruciale della ricostruzione del fatto che attiene alla presenza di concorrenti nel reato, nell’abitazione nella disponibilità oltre che della vittima, della sola Knox, in quella maledetta serata, profilo che non va sicuramente inteso in un automatismo probatorio, ma che costituisce un segmento significativo nell’itinerario costruttivo”.
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