Roma, 12 apr. (LaPresse) – Restituita alle autorità tunisine, dai finanzieri dei comandi provinciali di Roma e di Agrigento, l’imbarcazione ‘Slaheddine’, già di proprietà del nipote dell’ex presidente tunisino Ben Alì. E’ l’esito dell’operazione di ‘Asset Recovery’ (procedura di recupero, da parte di uno Stato, dei beni detenuti in territorio straniero, in possesso di persone colpite da sanzioni internazionali oppure nei cui confronti siano stati aperti procedimenti giudiziari interni o internazionali) che ha visto impegnati, ognuno per la parte di competenza, sotto la guida della quarta sezione penale della corte d’appello di Roma, le fiamme gialle del nucleo polizia tributaria della capitale e l’ufficio Interpol del servizio cooperazione internazionale di polizia e il ministero degli Affari esteri – quest’ultimo focal point per l’Italia del gruppo di coordinamento nazionale istituito per l’attuazione degli impegni assunti nel G8 – con la collaborazione della guardia di finanza di Lampedusa ed Agrigento.

L’imbarcazione, della lunghezza di quattordici metri, era stata sequestrata nel giugno 2011 a Lampedusa – dove era ormeggiata – per effetto di una rogatoria internazionale avviata dall’autorità giudiziaria tunisina, con cui era stata richiesta alla corte d’appello di Roma di sequestrare i possedimenti dell’ex capo dello Stato nordafricano Zine El Abdine Ben Alì e dei suoi familiari, in forza di una Convenzione stipulata nel 1967 fra l’Italia ed il Paese magrebino.

Successivamente, la magistratura tunisina ha trasmesso al ministero della giustizia italiano una integrazione alla rogatoria, per ottenere la restituzione dello yacht, a titolo di cortesia internazionale, anche in virtù di una sentenza nel frattempo pronunciata dal tribunale di prima istanza di Monastir (Tunisia). L’imbarcazione, condotta da marinai tunisini, lascerà a breve gli ormeggi di Lampedusa per fare ritorno in patria.

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