Milano, 9 apr. (LaPresse) – “Vi comunico che mi assumo la responsabilità dell’omicidio di Lea Garofalo”. Lo ha detto Carlo Cosco, uno degli imputati al processo per l’omicidio della ex compagna Lea Gaofalo, che era diventata una collaboratrice di giustizia. Cosco questa mattina, nel corso della prima udienza del processo d’appello, ha spiegato che avrebbe voluto ammettere prima le sue responsabilità ma “una serie di circostanze mi ha impedito di farlo”. “Renderò conto di tutto quanto – ha proseguito – dopo che che avrete ascoltato il collaboratore di giustizia Carmine Venturini”, che ha rivelato dove si trovava il corpo della pentita, uccisa nel 2009, che in un primo momento gli inquirenti ritenevano fosse stata sciolta nell’acido.

Nella sua dichiarazione Cosco ha poi invocato il perdono della figlia Denise, che in primo grado ha testimoniato contro di lui. “Per me è incomprensibile e inconcepibile che mia figlia Denise sia sotto protezione – ha detto in aula – Da chi dev’essere protetta e perché?”. “Io amo mia figlia e darei la vita per mia figlia – ha aggiunto – io adoro mia figlia, merito il suo odio perché ho ucciso sua madre ma non merito di subire questa onta” di vederla sotto protezione. “Guai a chi sfiora mia figlia – ha concluso – spero di ottenere un giorno il suo perdono”.

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