Roma, 27 mar. (LaPresse) – Evasione fiscale da 166 milioni di euro contestata all’Impresa Anemone costruzioni. Cinque i soggetti indagati per reati tributari. I finanzieri del comando provinciale di Roma hanno concluso una complessa attività di polizia tributaria nei confronti della nota società edile romana che opera principalmente nel settore degli appalti pubblici, recuperando a tassazione una base imponibile di circa 140 milioni di euro ai fini delle imposte dirette ed un’Iva di 26 milioni, e denunciando all’Autorità giudiziaria 5 persone per reati fiscali. L’impresa verificata, in particolare, si è aggiudicata nel tempo alcuni importanti appalti pubblici, che le hanno consentito, negli anni oggetto di controllo fiscale, dal 2005 al 2009, di incrementare significativamente il proprio volume d’affari, sino a raggiungere i 57 milioni di euro.

L’attività di verifica eseguita dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma ha tratto spunto dalle indagini di polizia giudiziaria delegate dalla locale Procura della Repubblica sui Grandi eventi, nel cui ambito furono, a suo tempo, eseguiti sequestri per circa 32 milioni di euro. Partendo dallerisultanze investigative ed esaminando la copiosa documentazione contabile ed extracontabile nel tempo acquisita, nonché attraverso l’esecuzione di oltre 100 controlli incrociati nei confronti dei fornitori e di altre società riconducibili allo stesso gruppo Anemone, le fiamme gialle hanno scoperto una vera e propria contabilità parallela, predisposta in seno alla società, “criptata” attraverso dei codici numerici utilizzati per individuare i luoghi di esecuzione dei lavori ed i relativi committenti.

Decriptati i dati, i controlli avviati sulla base degli stessi hanno consentito di far emergere una pluralità di lavori edili mai fatturati e dichiarati al fisco. Quanto ai lavori pubblici relativi al settore dei Grandi eventi, è stato appurato che l’impresa Anemone costruzioni figurava sia quale società facente parte del consorzio incaricato dei lavori, denominato Maddalena S.c.a.r.l. (di cui l’impresa del gruppo Anemone deteneva il 93,5% delle quote) che quale esecutore materiale di alcune opere. Le indagini hanno consentito di accertare che le fatture emesse dall’Impresa Anemone nei confronti della Maddalena S.c.a.r.l., ammontanti a 21 milioni di euro, a fronte di lavori effettuati presso la citata isola, erano in realtà relative ad operazioni oggettivamente inesistenti. I riscontri effettuati in loco sui documenti riportanti i nominativi delle maestranze intervenute presso i diversi cantieri, hanno infatti evidenziato la totale assenza di personale dipendente o riconducibile alla Anemone costruzuioni S.r.l..

Inoltre, l’impresa Anemone, al fine di consentire ad ulteriori tre società riconducibili al gruppo (Arsenale S.c.a.r.l., Cogecal S.r.l. e Tecno-Cos S.r.l.), impiegate parimenti nell’Isola de La Maddalena, di sottrarre a tassazione gli ingenti ricavi derivanti dall’assegnazione dell’appalto, risulta aver emesso, nei loro confronti, fatture per operazioni inesistenti per un importo complessivo di 17 milioni di euro. Il sistema è stato smascherato dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma grazie a complesse indagini finanziarie, passando al setaccio decine di conti correnti bancari, intestati alle società, agli amministratore pro-tempore ed ai soci: l’esame dei conti ha consentito di constatare movimentazioni finanziarie per un totale di circa 86 milioni di euro, non supportate da idonea documentazione che ne giustificasse la riconducibilità ad operazioni contabili fiscalmente dichiarate.Le investigazioni hanno così consentito di ricostruire il reale volume di affari realizzato dalla società romana negli ultimi anni e di quantificare una base imponibile sottratta a tassazione ai fini delle imposte dirette e dell’Irap, come detto, per un ammontare complessivo di circa 140 milioni di euro ed un’Iva evasa per oltre 26 milioni di euro. I due legali rappresentanti dell’Anemone pro tempore, uno dei quali amministratore anche della Maddalena S.c.a.r.l. nonché i rappresentanti legali delle tre società del gruppo utilizzatrici della fatture per operazioni inesistenti in precedenza citate, sono già stati segnalati all’autorità giudiziaria per i reati di infedele dichiarazione fiscale ed emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

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