Napoli, 25 ott. (LaPresse) – Nei giorni scorsi è stato notificato un atto di citazione in giudizio a 17 persone, tra cui ex amministratori della Regione Campania, un ex ministro, un ex sottosegretario ed alcuni professionisti, per un danno erariale di oltre 43 milioni di euro. L’operazione della Guardia di Finanza, denominata ‘Nimby’ ha portato alla luce un ulteriore caso di grave e rilevante spreco di denaro pubblico verificatosi nel settore delle bonifiche ambientali. Gli accertamenti condotti dai militari del Gruppo Tutela Spesa Pubblica hanno ricostruito in dettaglio la complessa vicenda riferita ad un contratto stipulato nel 2002 tra una società, la regione Campania ed il commissariato di Governo per l’emergenza bonifiche per la realizzazione del progetto “piano per la gestione degli interventi di bonifica e rinaturalizzazione dei siti inquinati del litorale Domizio Flegreo ed Agro Aversano”. L’affidamento dell’appalto era intervenuto non solo senza gara pubblica ed in assenza della prevista certificazione Soa ma anche in spregio dei vari pareri negativi espressi dai competenti uffici ministeriali e dall’Anpa (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente). Pur in presenza di queste irregolarità l’appalto, del valore complessivo di oltre 117 milioni di euro, per la progettazione e l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dei siti del litorale domitio flegreo e dell’agro aversano attraverso l’impiego di 380 lavoratori socialmente utili fu affidato senza gara all’impresa oggetto dell’inchiesta. E’ stato appurato che il committente si era assunto obblighi di cui aveva contezza fin dall’inizio di non poter ottemperare, sia per i tempi di esecuzione troppo ristretti, sia a causa delle forti opposizioni delle comunità locali all’apertura di nuovi siti. Nel 2007 fu infatti stipulato un accordo aggiuntivo-transattivo nel quale, oltre a dover riconoscere, per le proprie inadempienze, la somma di 21,8 milioni di euro, quale risarcimento dei danni subiti dalla ditta, è stato inspiegabilmente disposto un ulteriore affidamento alla stessa società dei servizi di asporto rifiuti e bonifica. Il danno erariale quantificato ammonta, nel complesso, ad oltre 43 milioni di euro, di cui circa 22 milioni di euro per il risarcimento danni riconosciuto alla ditta, 17 milioni circa quali maggiori costi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti presso terzi e circa 4 milioni di euro per quanto pagato dall’Inps a titolo di cassa integrazione ai 380 lavoratori nei periodi di fermo delle attività di bonifica.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata