Torino, 15 ott. (LaPresse) – Questa mattina, l’ex amministratore della De Tomaso, Gian Luca Rossignolo, figlio del patron Giovanni Mario, è stato arrestato dalla guardia di finanza in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Torino, a seguito degli sviluppi dell’inchiesta sull’indebita percezione di contributi pubblici erogati dal ministero del Lavoro e destinati a corsi di formazione per il personale della casa automobilistica, mai realizzati. Le indagini per far luce sulla destinazione dei finanziamenti pubblici ricevuti dalla De Tomaso avevano già portato, nel mese di luglio scorso, all’arresto di tre persone per truffa aggravata ai danni dello Stato, tra le quali Giovanni Mario Rossignolo (ai domiciliari), presidente della azienda automobilistica.
Già trasferito nel carcere di Torino, Gian Luca Rossignolo è accusato di aver ricoperto un ruolo determinante per il rilascio della polizza fidejussoria falsa utilizzata per far arrivare il finanziamento pubblico di circa sette milioni e mezzo di euro, destinato alla riqualificazione professionale del personale da impiegare in un ambizioso progetto industriale relativo alla produzione di autovetture sportive di lusso.
I pm contestano a Gian Luca Rossignmolo, tra l’altro, di aver intascato parte del denaro che la stessa De Tomaso, una volta ricevuto il finanziamento pubblico, aveva subito girato a Christian Limonta, professionista della provincia di Bergamo, anche lui finito in carcere a luglio, ufficialmente a titolo di compenso per la mediazione con la finanziaria che ha concesso la polizza fidejussoria a garanzia del Ministero del lavoro.
Proprio per non destare sospetti, lo stesso Gianluca Rossignolo aveva, secondo gli inquirenti, ottenuto che tale somma fosse versata sul conto corrente della madre della convivente la quale, a sua volta, l’aveva poi girata sul conto corrente dello stesso Rossignolo e, in parte, su quello della figlia.
I riscontri finanziari della guardia di finanza hanno permesso di ricostruire tutti questi passaggi di denaro, inchiodando definitivamente Rossignolo. Sempre nell’ambito di questa vicenda, la procura, su richiesta della guardia di finanza, ha emesso dei decreti di sequestro preventivo finalizzati alla confisca per equivalente di beni mobili ed immobili per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, tra cui una villa con piscina intestata ad una società inglese riconducibile alla famiglia Rossignolo.
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