Roma, 27 apr. (LaPresse) – La prima corte di appello di Roma ha assolto Raniero Busco per non aver commesso il fatto. Alla lettura della sentenza sull’omicidio di via Poma, in cui Simonetta Cesaroni è stata uccisa il 7 agosto del 1990, l’aula è esplosa in esultazioni e urla. Busco ha lasciato l’aula tra le lacrime, abbracciato a sua moglie e a suo fratello.
La corte di appello di Roma, presieduta da Lucio D’Andria, ha così ribaltato la sentenza di primo grado sull’omicidio di Simonetta Cesaroni e ha comunicato che depositerà le motivazioni entro 90 giorni.
Raniero Busco è scoppiato in un pianto liberatorio alla parola “assolto”, pronunciata dal presidente della corte d’Assise d’appello di Roma per il delitto di via Poma. Busco ha abbracciato la moglie, Roberta Milletari, e il fratello, che hanno atteso al suo fianco il pronunciamento della sentenza, anche loro in lacrime. Urla di ‘forza Raniero’ si sono levate dal numeroso pubblico presente in aula.
“Rispettiamo la sentenza. A caldo non commento, valuterò dopo le motivazioni il possibile ricorso in Cassazione ma quella perizia non è degna di questo nome”. Così il sostituto procuratore generale, Alberto Cozzella, commenta la sentenza della corte di assise d’appello di Roma che ha assolto per non aver commesso il fatto Raniero Busco che in primo grado era stato condannato a 24 anni per l’omicidio di via Poma.
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