Bruxelles (Belgio), 29 mar. (LaPresse) – Il Consiglio d’Europa ha attribuito all’Italia e alla Nato gravi responsabilità per la morte di 63 migranti nel mar Mediterraneo, partiti su un barcone da Tripoli il 26 marzo del 2011. “L’Italia – si legge nel rapporto conclusivo delle indagini in merito – come primo Stato ad aver ricevuto la chiamata di aiuto, avrebbe dovuto assumere la responsabilità del coordinamento delle operazioni Sar” di ricerca e soccorso. La barca fu invece lasciata alla deriva per settimane con il motore rotto. Morirono 63 delle 72 persone a bordo. Nella relazione viene inoltre accusata la Nato di non essersi resa “molto disponibile per quanto riguarda le richieste di operazioni di ricerca e soccorso”. L’Alleanza stava infatti pattugliando la zona per controllare l’embargo sulle armi imposto alla Libia. La Nato ha respinto le accuse, affermando che le sue navi hanno tratto in salvo centinaia di persone nella zona.

Nel rapporto Italia e Malta vengono accusate di non avere lanciato un’operazione di ricerca e salvataggio, anche se i centri di coordinamento dei due Paesi avevano localizzato l’imbarcazione guasta. “Nessuno è andato in aiuto della barca”, si legge nel rapporto. Si apprende che un elicottero militare buttò biscotti e acqua ai migranti, ma non tornò mai indietro. Una grossa nave militare entrò in contatto con l’imbarcazione ignorando tuttavia i chiari segnali di pericolo. migranti furono infine spinti dalla corrente indietro in Libia, ma prima quasi tutte le persone a bordo della barca morirono per assideramento o di sete. I migranti a bordo del gommone provenivano da Etiopia, Nigeria, Eritrea, Ghana e Sudan.

Per la stesura del rapporto sono serviti nove mesi e il documento raccomanda una revisione di tutte le procedure di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, invitando la Nato a lanciare un’indagine sull’incidente. “Per aiutare a capire cosa è successo la Nato ha fornito una significativa quantità di informazioni al Consiglio d’Europa”, ha affermato la portavoce dell’Alleanza, Oana Lungescu. “Non abbiamo nessuna registrazione di qualsiasi aereo o nave della Nato che avesse visto o avuto contatto con questa imbarcazione”, ha aggiunto.

Alcuni gruppi per i diritti umani hanno criticato il fallimento del salvataggio dei passeggeri dell’imbarcazione. “Chiunque sia coinvolto in questo tragico incidente deve collaborare in modo completo all’indagine”, ha detto il direttore dell’ufficio di Bruxelles di Amnesty International, Nicolas Beger, esprimendo la sua inquietudine per il fatto che l’inchiesta “deve ancora ricevere risposte soddisfacenti dagli attori chiave tra cui la Nato, i Paesi coinvolti nelle operazioni della Nato e le istituzioni europee”.

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