Nuova Delhi (India), 16 feb. (LaPresse/AP) – Non era una nave di pirati ma un semplice peschereccio quello contro cui ieri il mercantile italiano Enrica Lexie ha aperto il fuoco al largo delle coste meridionali dell’India, nell’oceano Indiano. È quanto denuncia la marina militare di Nuova Delhi. In seguito all’attacco, fanno sapere le autorità indiane, due pescatori hanno perso la vita. Le marina militare italiana ribadisce però, come già riferito ieri, che il team di sicurezza imbarcato sulla motonave ha aperto il fuoco per sventare un attacco di pirati, una versione confermata dalla Farnesina. In seguito all’episodio, l’ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Giacomo Sanfelice di Monteforte, è stato convocato dalle autorità indiane, mentre il comandante del mercantile è stato interrogato dalle autorità di Kochi, nel Kerala, e ha risposto alle domande. Il proprietario del peschereccio colpito ha dichiarato a un’emittente indiana che la sparatoria non era giustificata. Secondo quanto riferisce, oltre alle due vittime, si trovavano a bordo altre nove persone.
“Al momento – spiega la marina – si può dire che l’equipaggio ci ha riferito che l’atteggiamento del peschereccio era stato giudicato chiaramente ostile, tipico dei pirati. Le modalità di avvicinamento erano le stesse già seguite in operazione di abbordaggio, caratteristiche di quei mari. Un esempio su tutti: non hanno risposto ai segnali di avvertimento. I marinai a bordo del mercantile hanno messo in atto le procedure standard. Il peschereccio si è allontanato dopo la terza raffica di avvertimento, senza danni evidenti a bordo”.
Secondo la marina, a bordo del peschereccio sono state avvistate delle armi e quindi è partita una raffica di colpi di avvertimento, sparata in aria o in mare. Dopo i colpi, il peschereccio ha invertito la rotta e apparentemente non riportava danni, quindi il mercantile ha proseguito la navigazione fino a quando non è stato intercettato dalla guardia costiera indiana che ne ha richiesto l’ancoraggio a Kochi. L’imbarcazione usata dai sospetti pirati, spiega ancora la marina militare italiana, è la stessa usata di solito negli attacchi. La Enrica Lexie è di proprietà della compagnia di navigazione Fratelli D’Amato, la stessa che aveva anche la Savina Caylyn, sequestrata a febbraio scorso e liberata solo dopo quasi un anno.
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