Palermo, 23 dic. (LaPresse) – Hanno sequestrato due coniugi invalidi e, dopo averli imbottiti di tranquillanti, li hanno costretti a chiedere un prestito. Con l’accusa di sequestro di persona, tentata estorsione e lesioni personali la polizia di Palermo ha arrestato, in flagranza di reato, una pregiudicata palermitana di 36 anni e un pregiudicato palermitano di anni 46. Inoltre, nell’ambito della stessa indagine, i poliziotti hanno proceduto al fermo di indiziato di delitto di sequestro di persona e tentata estorsione un ghanese di 46 anni. Tutto ha inizio lo scorso 17 dicembre quando una signora si è presentata presso gli uffici del commissariato Brancaccio per denunciare l’allontanamento del proprio figlio e della consorte, entrambi invalidi. L’anziana donna ha raccontato di averne scoperto l’assenza il 5 dicembre, giorno in cui era ritornata dal paese di origine, ma poiché non era la prima volta che i due coniugi si allontanavano non dava eccessivo peso alla cosa. Nei giorni successivi la signora aveva ricevuto sulla propria utenza telefonica mobile delle chiamate anonime da parte di una donna che si era presentata come ‘Giovanna’, la quale sosteneva che il figlio dell’anziana e la nuora stavano bene e che si trovavano presso la sua abitazione, della quale non riferiva l’indirizzo e contestualmente richiedeva di poter ritirare l’autovettura del figlio essendo già in possesso delle chiavi, cosa che non faceva subito. Nella mattina del 17, una donna e un uomo sono andati a casa della pensionata e con insistenza le hanno chiesto le chiavi della macchina del figlio, richiesta che l’anziana donna non ottemperava. I due, preso atto del diniego si sono allontanati ma, dopo circa 5 minuti, la signora ha ricevuto un’altra telefonata che reclamava l’auto. A seguito di ciò, l’anziana pregava l’interlocutore anonimo di fargli vedere il proprio figlio anche perché, presso la propria abitazione aveva ricevuto un assegno bancario per conto di una finanziaria, intestato a lui, per un importo di circa 22mila euro. A questo punto, la signora si insospettiva e contattava i poliziotti. Mentre la pensionata si trovava presso gli uffici di polizia riceveva l’ennesima telefonata, sulla propria utenza mobile, immediatamente, veniva attivato il viva voce che consentiva a tutti i presenti di ascoltare la conversazione.

Una voce femminile, riferiva alla signora che stava per passargli il figlio, il quale, verosimilmente stordito, non riusciva neanche a parlare compiutamente con la propria madre. A questo punto, la sconosciuta donna, passava il telefono cellulare alla nuora che, in evidente stato di sconforto, riusciva solo a dire: “voglio tornare a casa sto male”. Subito sono scattate le indagini della polizia che hanno scoperto il nome dell’intestataria dell’utenza telefonica, la pregiudicata 36enne. I poliziotti, sospettando che alla base della sparizione vi fosse l’assegno ricevuto dalla finanziaria, si sono recati presso i gli uffici e hanno scoperto che i due coniugi avevano richiesto un prestito e che successivamente una donna qualificatasi come la moglie del richiedente aveva chiesto, invano, che l’assegno del finanziamento erogato venisse inviato a un altro domicilio. Gli agenti hanno quindi suggerito di richiamare la signora e invitarla a presentare una denuncia di smarrimento dell’assegno già emesso in modo da poter emettere un duplicato ed inviarlo al nuovo indirizzo.

E infatti una denuncia di smarrimento è stata subito fatta dal figlio della pensionata, accompagnato dalla 36enne. Nella serata del 19 i due coniugi scomparsi, mentre si trovavano a bordo di una autovettura in uso alla pregiudicata e al convivente, approfittando del fatto che i due fossero scesi dal veicolo per comprare delle sigarette, hanno provato a scappare rifugiandosi all’interno di un bar e chiedendo di poter chiamare la madre. Mentre era in corso la conversazione fra i coniugi e la madre, è arrivata la 36enne che, visibilmente irritata, a forza li faceva uscire dal bar. Il giorno successivo è scattato il blitz e nella villetta della donna e del suo convivente sono stati trovati i coniugi sequestrati e arrestati i responsabili. Le vittime erano in stato confusionale e verosimilmente sedati, inoltre l’uomo presentava delle evidenti ecchimosi agli arti inferiori.

All’interno dell’abitazione sono anche stati sequetsrati documenti e farmaci (tra cui forti sedativi). Inoltre venivano rinvenuti dei documenti che riconducevano ad un terzo complice, un cittadino extracomunitario, che poi è stato arrestato in nottata per tentato furto aggravato poiché colto in flagranza di reato all’interno del giardinetto dell’abitazione dei due sequestrati mentre era intento a forzare la serratura d’ingresso dell’appartamento nel tentativo di prelevare l’assegno bancario intestato al sequestrato. Dalle successive indagini emergeva che era stato proprio il ghanese e la 36enne a prelevarli dalla propria abitazione, approfittando del fatto che per diverso tempo era stato il loro badante, tanto da avere la residenza in quella abitazione. Nel corso dell’attività investigativa da un attenta analisi dei documenti posti sotto sequestro, gli agenti hanno scoperto che i tre, sotto minacce, sfociate talvolta anche in lesioni personali dolose, avevano fatto firmare documenti riguardanti non solo il rapporto di lavoro domestico (ipotetico), bensì, la delega per la riscossione della pensione dei due soggetti sofferenti ed invalidi civili.

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