Napoli, 7 dic. (LaPresse) – Il blitz che ha portato alla cattura del numero uno dei casalesi è scattato nella notte, verso le 3. Circa trecento poliziotti delle squadre mobili di Caserta e Napoli e dello Sco, coordinati dalle Dda, sono arrivati in vico Mascagni a Casapesenna, nel casertano, convinti di trovare il boss Michele Zagaria, ricercato da 16 anni, e così è stato. La ‘primula rossa’ della camorra era nascosta in un bunker a quattro metri di profondità sotto la villetta di marito e moglie, ritenuti fiancheggiatori del clan. Quando l’intuizione che potesse essere lì si è trasformata in certezza tutto il paese è stato circondato dalle forze dell’ordine e le trivelle sono entrate in azione per raggiungere il covo. La prima conferma della sua cattura è arrivata dalla Dda di Napoli e dai poliziotti che hanno iniziato a festeggiare l’arresto. Oltre al superlatitante, la polizia ha fermato anche la coppia proprietaria della villetta sotto la quale era nascosto il covo del boss. Zagaria, quando ha capito di non avere più scampo, si è consegnato alla polizia chiedendo di smettere con le trivellazioni. L’accesso al bunker, circondato da blocchi di cemento armato, era garantito da un meccanismo elettrico di apertura ed era controllato da telecamere di videosorveglianza. Ma non erano presenti vie di fuga anche perché il covo era considerato particolarmente sicuro. Il boss, quindi, non ha potuto nemmeno provare a scappare e si è arreso quando è stata staccata anche la corrente elettrica che assicurava l’aerazione del covo.
Un arresto eccellente. Michele Zagaria, nato a San Cipriano d’Aversa il 21 maggio del 1958, detto ‘capastorta’, infatti, era il numero uno dei casalesi, considerato il re del cemento in tutta Italia, dalla Calabria all’Emilia Romagna. Condannato una prima volta all’ergastolo nel 2008 durante l’appello del maxiprocesso Spartacus, nel 2010 è stato condannato quale mandante anche per l’omicidio di Pasquale Piccolo avvenuto nel 1988. Il 15 ottobre scorso ha poi aggiunto una terza condanna all’ergastolo dalla corte d’Appello di Latina. Ricercato dal 1995, era tra i 15 latitanti più pericolosi d’Italia.
“E’ un grande risultato frutto di opera investigativa lunga e complessa. Zagaria è il uno dei più grandi latitanti che c’era e questa è la vittoria dello Stato in un territorio martoriato dalla camorra”, ha commentato il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore. “E’ un risultato eccellente che arriva dopo oltre 15 anni di ricerche. Era un’indagine enorme lo abbiamo preso in un bunker profondo diversi metri, impossibile da raggiungere se non con le trivelle”, ha raccontato il procuratore aggiunto della Dda di Napoli, Federico Cafiero de Raho. “C’era un meccanismo in grado di spostare un’intera camera – spiega de Raho – si nascondeva lì da diverso tempo. Michele Zagaria rappresentava il vertice del clan per quanto riguarda l’aspetto imprenditoriale e gestiva l’intero impero. Solo in questo territrorio riusciva ad avere una rete di protezione che non aveva in altri luoghi. Questo – ha concluso l’aggiunto – è un dato eccellente ma bisogna fare ancora molto, il clan non muore con l’arresto del capo anche perché ci sono livelli intermedi”. “Abbiamo sempre pensato che fosse a casa propria, così come i più grandi latitanti. Si sapeva che era lì ma era difficile farlo uscire, anche perché protetto dal contesto – ha aggiunto il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso – per quanto riguarda i rapporti della camorra con la politica bisogna approfondire le indagini e andare aventi. Ora dobbiamo vedere quali saranno le ripercussioni dell’arresto per gli altri gruppi camorristici”.
“Avevamo più di una sensazione che potessimo essere vicini al covo del latitante. Ma fino al centrimetro prima sono latitanti e solo il centimetro dopo si può dire che sono stati catturati. Quindi si aspettava si arrivasse al centrimetro dopo”. E’ il commento, ai microfoni di Sky Tg 24, del capo della polizia Antonio Manganelli. Quello dei casalesi, spiega ancora Manganelli, “è un clan molto insidioso, che ha la pretesa di avere un’organizzazione antistato”. Moltissimi anche i commenti e i ringraziamenti dei politici. “La cattura di Zagaria – ha dichiarato subito il ministro dell’Interno Cancellieri – è un grandissimo successo dello Stato, non solo verso il clan dei casalesi, ma verso l’intera organizzazione camorristica, che si è reso possibile grazie allo straordinario lavoro e impegno delle Forze dell’ordine e della Magistratura”. “Soddisfazione” anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dal presidente della Camera, Gianfranco Fini e dal presidente del Senato, Renato Schifani. “Preso Zagaria, come un topo sotto terra. Ottimo lavoro ragazzi”, è, invece, il twitt di Roberto Saviano.
Tra gli oltre 300 agenti che hanno partecipato al blitz per la cattura di Michele Zagaria c’è anche Vittorio Pisani, ex dirigente della squadra mobile di Napoli trasferito allo Sco di Roma dopo essere stato indagato, lo scorso 30 giugno, dalla Dda di Napoli per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta su Mario Iorio e i ristoranti napoletani dove, secondo i pm, venivano riciclati i soldi della camorra. Pisani il 15 dicembre sarà presente tra i 18 imputati dopo il rinvio a giudizio chiesto a fine novembre. Oggi, però, era tra i poliziotti che sono entrati nel covo del boss e che hanno festeggiato la sua cattura. Non ha voluto commentare nè raccontare particolari dell’operazione, ma ha incassato i complimenti del capo della polizia, Antonio Manganelli, che ha ricordato il suo impegno proprio nelle ricerche del superlatitante. Già l’anno scorso, infatti, da dirigente della mobile aveva provato ad acciuffare Zagaria con gli escavatori per scoprire eventuali bunker a Casapesenna, ma non era riuscito a prenderlo.
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