Vicenza, 2 ott. (LaPresse) – Cambio di destinazione per Giuseppe Salvatore Riina, figlio di Totò Riina, dopo essere uscito ieri dal carcere di Vogehra, dove ha scontato la pena di 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa. Riina junior non è più stato portato a Padova, come sembrava dovesse avvenire in un primo momento, ma è invece tornato, sottoposto a regime di prevenzione, proprio in Sicilia a Corleone (Palermo), località che dà il nome al clan protagonista dello scenario malavitoso di Cosa Nostra dagli anni settanta agli anni duemila, e luogo dove vivono sua madre, i suoi fratelli e la sua famiglia.

La conferma arriva dal suo legale Francesca Casarotto, che ha spiegato i motivi di giustizia, di carattere ‘tecnico-giuridico’, alla base di un cambiamento di destinazione che ora stupisce, almeno quanto aveva acceso nelle ultime ore gli animi dei leghisti e non solo l’idea di una presenza del trentenne erede di Riina. “Ieri al mio assistito, che ha finito di espiare la pena- spiega l’avvocato Casarotto – non è stato notificata la misura di sicurezza, ma un provvedimento di prevenzione, più restrittivo, che prevede l’obbligo di permanenza a Corleone e l’obbligo di firma tre volte la settimana e che risaliva al 2002, quando Giuseppe Salvatore Riina fu arrestato. E’ prevalsa quindi la misura di prevenzione, come stabilito dalla Cassazione”.

Riina junior avrebbe dovuto prendere servizio come impiegato in una onlus di Padova, cosa che aveva suscitato non poche polemiche nella città veneta. “L’inizio della nuova attività in Veneto per il mio assistito è però solo rimandata – spiega Casarotto – perché chiederò con un ricorso al tribunale di Palermo la revoca della misura di prevenzione, in quanto sono trascorsi ben nove anni fra la sua emissione e la sua applicazione. Poi chiederò che venga ristabilita la misura di sicurezza che prevedeva la destinazione in Veneto in regime di libertà vigilata”.

Ma come ha preso questa variazione di programma Salvatore Giuseppe Riina, figlio del boss dei boss, forse il primo a rimanere sorpreso da una decisione che lo riporta, inaspettatamente, proprio nel suo luogo d’origine?. “Certamente è stato felice di poter raggiungere e riabbracciare la madre e gli altri membri della sua famiglia, dopo tanti anni passati in carcere – ha detto il suo legale – ma ha anche manifestato amarezza, perché ci teneva a cominciare il suo nuovo progetto di lavoro e di reinserimento presso la onlus padovana”.

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