Chiomonte (Torino), 24 lug. (LaPresse) – Da due ore continua la tensione tra No Tav e forze dell’ordine alla centrale, dove ci sono i cancelli che delimitano l’area del cantiere della Maddalena. Alcune centinaia di No Tav, tra cui anche bambini dai due ai dieci anni, stazionano davanti alle reti gridando “Vergogna” e “Giu le mani dalla Val Susa”. Ogni tanto premono contro le recinzioni. Un gruppo di antagonisti è riuscito a scavalcare il primo cancello e ha preso i sentieri nei boschi che conducono alla montagna Ramats. L’ipotesi è che vogliano attaccare il cantiere dai lati dell’area archeologica e di Giaglione, dove, fuori dall’area di Ltf, c’è la baita-presidio dei No Tav costruita lo scorso settembre, punto di ritrovo notturno dei manifestanti durante le ultime sere.
Dopo quattro ore di tensione alla centrale, dove inizia l’area del cantiere Tav di Chiomonte, con centinaia di No Tav che non hanno mai smesso di battere pietre e bastoni contro le reti e i guard rail, la situazione è degenerata. Manifestanti in prima, molti dei quali incappucciati, hanno iniziato a lanciare pietre. I poliziotti hanno reagito sparando idranti e lacrimogeni.
Circa 20 manifestanti, dopo diversi tentativi di sfondamento, hanno scavalcato il primo cancello, posto a protezione della centrale elettrica dove inizia il cantiere Tav di Chiomonte. Inoltre, a seguito del fitto lancio di petardi e bombe carta da parte dei No Tav, cinque carabinieri sono rimasti feriti alle braccia ed alle gambe dopo essere stati colpiti da ordigni artigianali. Circa una quarantina di manifestanti No Tav, intanto, sono scesi in mezzo alla strada statale 24 ed hanno bloccato la circolazione all’altezza di Chiomonte creando gravissimi problemi al flusso stradale ed ai numerosi cittadini che tentano di rientrare.
Un gruppo di donne No Tav, molte vestite da strega, si sono avvicinate alle reti che delimitano l’area del cantiere di Chiomonte dai boschi di Giaglione sussurrando una cantilena ‘maleficio’ contro le forze dell’ordine. Prima hanno alzato le braccia in alto, poi hanno cantato una sorta di sabba. Dopo, si sono messe a ridere per alcuni minuti e hanno battuto dei bastoni contro le recinzioni, riprendendo il canto ‘di sventura’.
“Le donne della valle vi maledicono”, continuano a gridare le circa trenta donne No Tav vestite da streghe. Hanno anche acceso un falò vicino alle recinzioni. “Operai, siete dalla parte sbagliata – urlano ai pochi operai che stanno vicino alle gru, insieme ai poliziotti – non contano solo i soldi. Noi abbiamo la forza della ragione”.
“Dopo il 3 luglio il G8 di Genova è alla Maddalena. Io l’avevo detto, facciamola qui la manifestazione”. Migliaia di personehanno affollato oggi il campeggio-presidio davanti alla strada che porta al cantiere della Tav di Chiomonte per il comizio di Heidi Giuliani, la mamma di Carlo, morto nel 2001 durante gli scontri di Genova.
“Carlo – ha detto tra gli applausi la donna, arrivata oggi dal capoluogo ligure dove si celebrava il decennale del G8 – ha capito per primo cosa succedeva qui in Val di Susa ed è venuto qui per primo. E’ stato a Torino quando sono stati uccisi Maria Soledad e Edoardo Massari Baleno (arrestati nel ’98 e morti a marzo dello stesso anno in carcere) perchè da allora ha conosciuto molte morti di carcere ma nessuna è stata così limpida da far pensare al suicidio”.
“E noi – ha aggiunto – in questi dieci anni abbiamo sempre evitato di dire ‘Carlo farebbe questo’. La violenza dello Stato è qui. Anche ieri a Genova hanno nascosto i loro poliziotti, ma l’elicottero, come qui, no. E’ l’arroganza dello Stato. Sono pagati quegli elicotteri. Noi non li abbiamo per i vigili del fuoco. Ma controllano chi esprime il dissenso”. “Non è più ammissibile – ha concluso tra gli applausi – nè accettabile che un cittadino dissenta. Qui oggi c’è il confine della democrazia. Una democrazia diventata autoritaria”.
Al presidio dei No Tav sono arrivati anche molti ex alpini che sfidano la posizione ufficiale dell’Associazione nazionale del corpo. “Siete dalla parte dei mafiosi”, hanno urlato all’indirizzo dei colleghi di corpo che presidiano il cantiere. Un gruppo di oltre cento ex alpini No Tav, seguito da un altro centinaio di manifestanti, tra cui ragazzi dei centri sociali, si è messo in marcia lungo i sentieri che portano al Ramats. Obiettivo, dopo aver presidiato per un’ora all’imbocco della strada dell’Avanà, è raggiungere l’area archeologica del cantiere, arrivando a Nord delle reti scendendo dalla montagna Ramats.
Il gruppo ha scritto anche una lettera rivolta all’associazione: “Noi – è un passaggio del testo – abbiamo sfilato fianco fianco con voi all’adunata del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Non ci piace pensare che siete dall’altra parte di quella barricata. Noi dovremmo essere sempre uniti nella ricerca di giuste soluzioni ai problemi della gente. Riflettete e fate riflettere i vostri superiori”.
“Anch’essi hanno iniziato dalla gavetta di allievi da alpini semplici – prosegue il testo – I gradi non possono averli rovinati tutti. Ci saranno di sicuro bravi ufficiali tra loro, bravi e umani. Siamo qui a ricordarvi che non sempre gli ordini ricevuti sono sensati. Lo sapete anche voi che difendete un presidio contro la gente della valle”. “Nessuno di noi – spiegano – pretende che disubbiate agli ordini ricevuti, sarebbe contro le tradizioni del nostro corpo, ma tra le nostre più fulgide tradizioni c’è anche la difesa della popolazioni, e quel contatto speciale che l’alpino ha con la sua gente. Il vostro impiego qui è a difesa di lobby interessate neanche tanto alla costruzione dell’opera ma a cospicue fonti reddito più o meno pulite che procura”.
“Ci sconforta – hanno concluso le ex penne nere contrarie alla Tav – vedere divise sempre onorate dover difendere simili interessi, gli stessi carabinieri che stanno con voi hanno un Salvo d’Acquisto nella storia che sacrificò la vita durante la seconda guerra mondiale per salvare civili. Volete davvero sporcare le migliori tradizioni del corpo con azioni che non figureranno certo come degne degli alpini? Il gioco vale la candela?”.
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