Napoli, 25 giu. (LaPresse) – Mentre il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, parla di una vera e propria “strategia” della criminalità organizzata dietro i roghi di immondizia e cassonetti, secondo alcune indiscrezioni trapelate in procura, la nuova inchiesta partenopea sui rifiuti non riguarderebbe soltanto l’epidemia colposa, ma anche omissione in atti d’ufficio. Un’indagine nata da quella che ad aprile scorso era culminata con la richiesta di 20 rinvii a giudizio tra sindaci, commissari prefettizi e pubblici funzionari colpevoli per i pm di non aver evitato l’accumulo di rifiuti in strada nel corso dell’emergenza del 2008. Tra le persone per le quali era stato chiesto il rinvio a giudizio figuravano l’ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, l’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino, e l’ex sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino.
Tra le questioni che la magistratura sembra voglia chiarire, anche le soluzioni per rendere meno pericolosi i cumuli di rifiuti che non sembrano essere state adottate, come la loro recinzione e la disinfestazione per prevenite malattie. Un allarme lanciato da Maria Triassi, la direttrice del dipartimento di Igiene del secondo policlinico di Napoli, e raccolto proprio dai pm che hanno fatto partire l’inchiesta. Intanto ieri mattina in procura è arrivato anche il coordinatore regionale del Pdl Nicola Cosentino, che ha tenuto a precisare di essere lì perché interpellato come persona informata dei fatti. Il fascicolo non è lo stesso, ma l’argomento rifiuti ritorna anche in questo caso perché si tratterebbe di un’indagine sull’ipotesi di sabotaggio e atti vandalici.
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