Inammissibili i conflitti di attribuzione del senatore ex grillino e di otto deputati di Alternativa

Resta l’obbligo di green pass per i parlamentari che vogliono accedere a Camera e Senato. La Corte Costituzionale ha infatti esaminato in camera di consiglio i due conflitti di attribuzione tra poteri presentati, rispettivamente, da otto deputati iscritti alla componente del gruppo misto L’Alternativa c’è e dal senatore Gianluigi Paragone, ed è stata netta nel dichiararli “inammissibili”. Entrambi avevano ad oggetto le delibere con cui gli organi interni di Montecitorio e Palazzo Madama hanno richiesto il green pass per partecipare ai lavori parlamentari. La Consulta ha ritenuto che dai ricorsi non emerge alcuna manifesta lesione delle attribuzioni proprie dei parlamentari e che spetta all’autonomia delle due Camere l’interpretazione e l’applicazione dei rispettivi regolamenti.

In entrambi i giudizi i ricorrenti hanno agito in qualità di singoli parlamentari, lamentando la menomazione di proprie attribuzioni costituzionali. In particolare, hanno denunciato le modalità di adozione dell’obbligo di certificazione verde, introdotto da delibere di organi interni alle Camere (Ufficio/Consiglio di Presidenza e Collegio dei questori) anziché attraverso una modifica dei regolamenti parlamentari per cui sarebbe stata necessaria la maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Aula. Secondo i ricorrenti sarebbe stata violata la riserva regolamentare fissata dall’art. 64 della Costituzione, nonché sarebbe stata compressa, su tutte, la partecipazione dei singoli parlamentari al procedimento legislativo, oltre che leso il libero svolgimento del loro mandato.

Per Paragone, tuttavia, il pronunciamento è legato in qualche modo alla partita per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica. “Si vede che sono iniziate le grandi manovre per il Quirinale – ha spiegato a LaPresse – e quindi nessuno vuole disturbare neanche dentro la Consulta il ‘grande manovratore’, Mario Draghi, perché non si spiega altrimenti una decisone dove il mandato parlamentare viene e può essere scalfito da una decisione dei Questori”. “È andata così – ha aggiunto il leader di Italexit – loro legittimano la possibilità per tre persone, i Questori, di limitare il mandato elettorale. Qui andiamo oltre l’autodichia”. Ovviamente soddisfatti invece proprio i senatori questori Antonio De Poli, Paolo Arrigoni e Laura Bottici secondo cui la pronuncia “conferma la validità delle disposizioni deliberate dal Collegio. Anche i senatori, al pari di qualsiasi altro cittadino, devono infatti rispettare le regole previste nell’ordinamento generale per tutta la collettività”.

Per il deputato di L’Alternativa c’è, Pino Cabras, infine, quella arrivata “non è una tipica decisione della Corte Costituzionale, anzi è una non decisione. Nel senso che, da quello che capisco dal comunicato della Corte, dice in sostanza che questa è materia di esclusiva pertinenza della Camera, dunque evita di pronunciarsi, cosa che avrebbe implicato, come auspicavamo noi, anche un pronunciamento generale sul Green pass e sulla sua legittimità”. “Se la Corte ritiene inammissibile il ricorso, ritengo che da questa via non ci siano margini di appello – ha ammesso a LaPresse -. Continueremo a porre la questione del Green pass come misura abnorme, sproporzionata, che discrimina i lavoratori sulla base di una premessa fattuale molto particolare, cioè che vaccinati e non vaccinati possono contagiare in modo uguale, dunque non ha senso trattarli diversamente”.

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