Due lauree, un passato da dirigente d’azienda e da giocatore professionista di poker fino al presente da turista estremo. Neanche la pandemia frena la voglia di avventura di Flavio Ferrari Zumbini. Soltanto il lockdown del 2020 ha bloccato momentaneamente il suo progetto. Il 44enne si trovava a Mogadiscio in Somalia e riuscì ad imbarcarsi all’ultimo momento per l’Italia. Dopo la pausa a Roma e la doppia vaccinazione, Zumbini ha rimesso lo zaino in spalla. Nessun posto al mondo sembra essergli precluso, dalla Corea del Nord all’Afganistan allo Yemen passando per la Libia il blogger di viaggio ha timbrato il passaporto in oltre 150 nazioni. Ora l’avventuriero si trova in Africa e nei giorni scorsi ha attraversato proprio quelle nazioni dove è stata rilevata la variante Omicron del covid come Sudafrica e Lesotho.
LaPresse lo ha contattato mentre si trova a Capo Verde dopo un periodo di quarantena in Guinea Equatoriale. “Nell’ultimo periodo sono transitato in Sudafrica diverse volte e non ho avuto la percezione di nulla, le persone mi sono sembrate relativamente attente alle regole da seguire”, racconta. In Africa, luogo storicamente alle prese con malattie dal tasso di mortalità elevato, la percezione della pandemia è molto diversa rispetto a quella che si registra altrove. “In Africa il covid è un concetto astratto – spiega – viene visto come una malattia per ricchi. È impressionante vedere quante poche persone siano disposte a vaccinarsi, diversamente invece a quanto accade per altre malattie dove invece fanno chilometri a piedi e ore di fila pur di essere vaccinati”.
E in merito al blocco dei voli, Zumbini dice di comprendere la scelta dei paesi occidentali all’insegna della prudenza. “Non essendo un esperto non ho idee sulla variante omicron – dichiara – magari è pericolosa davvero, magari no. Nel dubbio capisco la decisione di fermare tutto”. Chi sicuramente non metterà un freno al suo progetto è proprio il viaggiatore estremo italiano, anche se fare turismo con queste regole “è un disastro” fra modalità di ingresso e uscita dai vari Paesi, compagnie aeree e rientri precipitosi nelle varie capitali degli stati visitati “perché il laboratorio autorizzato per il tampone è solo lì”. Ostacoli numerosi ma che non possono certo scoraggiare un uomo capace di farsi un selfie nella piazza centrale di Pyongyang ‘sfidando’ le guardie del regime di Kim.

