Oggi la cabina di regia e poi atteso il Cdm con il decreto. Si discute dei criteri per il green pass

C’è attesa per la decisione del governo sulle nuove misure di contrasto alla diffusione del Covid e l’uso del Green pass (oltre ai tamponi) come ‘lasciapassare’ per accedere a determinati servizi e strutture. Sono attesi in giornata sia la cabina di regia dei ministri competenti con il premier, Mario Draghi, che dovrebbe tenersi nel primo pomeriggio, sia il Consiglio dei ministri, anche se negli ambienti governativi nessuno si produce in previsioni sulle tempistiche. Sul tavolo resta la discussione sui nuovi parametri per il passaggio in zona ‘gialla’, in virtù dell’aumento dei contagi registrato in questi giorni. Le Regioni propongono di inserire, come criterio per restare in zona bianca, il limite massimo di occupazione dei posti letto al 20% per le terapie intensive e al 30 per i reparti ordinari. Il Cts, invece, suggerisce il 10 percento per le Ti e il 20 per gli ordinari. Spetta ora al governo trovare una sintesi tra le due posizioni

Si cerca quindi la mediazione sul nuovo decreto Covid che dovrebbe entrare in vigore lunedì modificando i parametri  e prorogare lo stato di emergenza fino a fine anno.  “Si tratta di proposte che facciamo al Governo, in un’ottica di collaborazione istituzionale”, assicura il presidente Massimiliano Fedriga, anche “alla luce dell’attuale contesto epidemiologico – caratterizzato da un aumento dell’incidenza ma da una bassa occupazione dei posti letto ospedalieri – e dalla progressione intensa della campagna vaccinale”. Proposte però che il governo, soprattutto l’area più rigorista, considera “troppo lontane” dalle raccomandazioni del Cts: bisogna trovare un punto d’incontro che potrebbe essere quello di far scattare il passaggio in zona gialla con più del 10% dei posti occupati in terapia intensiva e più del 15% o al massimo 20% dei reparti ordinari.

Bisognerà prima trovare una linea comune, nell’esecutivo e con le Regioni, dove emergono ancora alcuni distinguo.

Sul green pass per esempio frena la Lega, con Matteo Salvini che torna a chiedere “gradualità” perché non si può “escludere per decreto da oggi 30 milioni di italiani dalla vita sociale”. In queste ore, avvisa il leader del Carroccio, “mi sto confrontando con Palazzo Chigi, con Giorgetti, con le Regioni, con i sindacati, con tutti, perché la tutela della salute è al primo posto ma c’è anche la tutela del diritto al lavoro, allo spostamento, quindi mi auguro non ci siano scelte draconiane, improvvise, imponderate”. L’ipotesi su cui si lavora è che il green pass con doppia dose – in caso di una sola somministrazione, servirà il referto di un tampone effettuato entro le 48 ore – consenta l’accesso ad eventi sportivi, spettacoli, discoteche, fiere e congressi, permettendo così la ripresa di attività al momento ferme,. Il documento (all’inizio con una dose) servirebbe anche ad accedere in zona gialla nei ristoranti con tavoli al chiuso: punto, quest’ultimo, su cui si è lavorato soprattutto in vista dell’autunno, anche se il governo starebbe valutando di utilizzarlo anche nelle zone bianche, lasciando libero invece il consumo all’aperto e al banco.

Slitta invece la decisione sui mezzi pubblici come bus e metro: impossibile guardando i dati – è il ragionamento fatto – imporre fin da ora il green pass con doppia dose per l’utilizzo da parte dei cittadini. Il tema sarà affrontato con un altro provvedimento, in vigore non prima di settembre, lo stesso che potrebbe garantire agli studenti vaccinati di continuare a frequentare le lezioni in presenza anche in caso di focolai e che potrebbe contenere indicazioni sulla forte raccomandazione o addirittura l’obbligo per docenti e personale scolastico di vaccinarsi. Ma per quello Draghi vuole ancora osservare l’andamento dell’epidemia.

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