Erano rimasti contagiati dal virus dopo essersi rifiutati di farsi vaccinare

Forse è ancora presto per chiamarlo Caso Genova, ma la vicenda dei 15 infermieri dell’ospedale San Martino risultati positivi al Covid dopo aver rifiutato il vaccino potrebbe far presto scuola in ambito legislativo. L’Inail ora deve affrontare la questione e rispondere a una domanda: La loro malattia deve ritenersi un infortunio sul lavoro? LaPresse ha provato ad affrontare il tema affidandosi a due esperti del settore, due giuslavoristi capaci di analizzare una situazione inedita.

Il presidente dell’Osservatorio per le risorse pubbliche della Corte dei Conti, l’avvocato Gabriele Fava, opterebbe per “riconoscimento dell’infortunio”, ma non è da escludersi “un’interpretazione dell’Inail più aggressiva ed evolutiva”. Secondo Fava, però, una decisione del genere “è resa più complicata dal recente intervento del Garante della Privacy”. Per il professore emerito di diritto del lavoro nell’Università degli Studi di Milano Pietro Ichino in questo caso “l’infezione da Covid-19 deve essere qualificata e trattata come malattia ordinaria, a norma dell’articolo 2010 del Codice civile, con applicazione di un trattamento economico meno favorevole e con possibilità di licenziamento nel caso di superamento del periodo di comporto”. Ma attenzione, perché secondo l’ex parlamentare del Pd “se il rifiuto della vaccinazione non è giustificato da controindicazioni mediche precise, potrebbe essere sospesa la retribuzione per tutto il periodo in cui la prestazione non viene svolta”.

Insomma il Covid può rappresentare una rivoluzione anche a livello di lavoro. Rimane un aspetto molto controverso: senza una norma specifica sull’obbligo vaccinale, è difficile per il datore di lavoro approntare dei rimedi efficaci e prendere contromisure adeguate. Ecco allora che, secondo Fava, tutte queste problematiche “potrebbero agevolmente essere evitate attraverso un intervento legislativo teso a chiarire l’obbligatorietà del vaccino per tutte quelle categorie di lavoratori maggiormente a rischio”. A legislazione vigente, senza un’immunizzazione imposta, rimangono i principi generali in tema di infortunio sul lavoro. Quindi, visto che il contagio è avvenuto sul luogo del lavoro, per gli infermieri di Genova non dovrebbe venir meno la tutela assicurativa Inail. Anche se, come spiega Ichino, l’Inail potrebbe sostenere che l’estensione della copertura “non opera nel caso in cui il ‘sinistro’ abbia tra le sue concause un comportamento deliberatamente negligente della persona interessata”. Bisognerà però dimostrare che non vaccinarsi rappresenti un’azione rischiosa per l’incolumità del’interessato: materiale per altro dibattito per i giuslavoristi italiani.

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