Per Luciano Spalletti un 9: il primo scudetto non si scorda mai

Le pagelle del Napoli campione d’Italia.
 
ALEX MERET 8 Spesso contestato, perennemente con la valigia in meno, il portiere friulano si è preso la propria rivincita in una stagione da incorniciare. Senza la concorrenza di Ospina e con le gerarchie tra i pali ben definite, l’ex giocatore dell’Udinese ha ritrovato la solidità e la costanza che qualche anno fa gli avevano permesso di imporsi come uno dei portieri più ambiti in circolazione. Scommessa vintad dalla dirigenza campana, nonostante anni di alti e bassi.
 
PIERLUIGI GOLLINI 6 Arrivato a gennaio dalla Fiorentina nello scambio con Sirigu, una sola presenza basta per unirsi alla festa. Uomo giusto al posto giusto.
 
MIN-JAE KIM 8.5 Sbarcato in estate tra lo scetticismo generale per rimpiazzare il totem Koulibaly, il gigante sudcoreano si è subito integrato alla perfezione nella sua avventura italiana, diventando uno dei pilastri dello squadrone di Spalletti, che raramente ha rinunciato a lui. Ora per Giuntoli e De Laurentiis arriva il difficile: blindarlo dagli inevitabili assalti dei top club che arriveranno nei prossimi mesi.
 
AMIR RRAHMANI 7.5 Leader silenzioso, insieme a Kim ha formato una coppia insuperabile o quasi. Affidabile e sempre concentrato, se Meret spesso ha potuto dormire sonni tranquilli è anche grazie a lui.
 
LEO OSTIGARD 6.5 Poche apparizioni, anche perché separare la coppia Kim-Rrahmani all’ombra del Vesuvio pare atto di lesa maestà.
 
JUAN JESUS 7 All’occorrenza ha saputo farsi trovare pronto per sostituire o far rifiatare uno dei due centrali. Presente.
 
MATHIAS OLIVERA 7 Altro piccolo capolavoro di Giuntoli. Preso in estate da Getafe per diventare il padrone della fascia sinistra, ha trovato davanti a sé il miglior Mario Rui di sempre. E’ riuscito comunque a ritagliarsi uno spazio importante, alternandosi con il collega della corsia mancina.
 
MARIO RUI 7.5 Il ‘Maestro’ è salito in cattedra nella sua miglior stagione di sempre. Tra i veterani in rosa (è arrivato a Napoli nell’estate 2017) ha da subito costruito un’intesa speciale in campo con il neo arrivato Kvaratskhelia. Ha sfornato assist su assist  mantenendo un rendimento medio elevatissimo. Sul piano caratteriale, e questa non è una novità, non ha mai fatto mancare niente. Prezioso.
 
GIOVANNI DI LORENZO 8 Semplicemente il Capitano. Regista arretrato e cervello della squadra, i quattro gol e quattro assist in stagione non rendono pienamente merito al contributo dato sul campo, sia in termini di prestazione che di leadership. E’ l’anno della consacrazione che gli ha consentito anche di scalare le gerarchie anche con un altro azzurro, quello della Nazionale.
 
BARTOSZ BERESZYNSKI 6 Dall’incubo retrocessione con la Sampdoria allo scudetto, dal mare di Genova a quello di Napoli. L’esterno polacco arrivato a gennaio per colmare un buco in difesa si mette il tricolore sul petto pur senza aver mai giocato nemmeno un minuto in Serie A. Imbucato.
 
STANISLAV LOBOTKA 8.5 Chiamatelo architetto, metronomo o direttore d’orchestra. Non fa differenza. Da oggetto indesiderato e misterioso con Gattuso si è trasformato in uomo cardine del centrocampo azzurro. Senso della posizione, precisione nei passaggi, capacità di accelerare o rallentare il ritmo al bisogno, le fortune del Napoli di Spalletti sono passate sempre e comunque dai suoi piedi.
 
DIEGO DEMME 6 Spalletti gli ha concesso poco spazio, chiuso dalla agguerrita concorrenza nella linea mediana azzurra, ma a 33 anni dal trionfo del Napoli di Maradona un ‘Diego’ in squadra non poteva mancare. Talismano.
 
PIOTR ZIELINSKI 7.5 La sua esultanza, sdraiato per terra – quasi esausto – con le gambe e le braccia larghe e lo sguardo rivolto al cielo, in occasione del gol-liberazione di Raspadori contro la Juventus, dice tutto. Arrivato a un passo dal sogno tricolore sotto la gestione Sarri, questa volta Piotr può davvero far festa. Lo scudetto non glielo può togliere più nessuno.
 
FRANK ANGUISSA 7.5 Se Lobotka è la mente e Zielinski la classe e il talento, Frank ci mette i muscoli e i polmoni, nel reparto più completo della Serie A. Uomo d’acciaio.
 
ELJIF ELMAS 7 Il jolly della squadra o, per usare le parole di Spalletti, una luce per gli occhi. Il talento macedone è l’uomo più versatile della rosa: può giocare a centrocampo o in attacco, con qualità e costanza. E’ un vero e proprio titolare aggiunto, utile per stappare o chiudere le partite. Dodicesimo uomo.
 
TANGUY NDOMBELE’ 6.5 Anguissa non si può clonare, ma l’ex Tottenham cerca di non farlo mai rimpiangere, spesso riuscendoci.
 
KARIM ZEDADKA 6 Sette minuti in campo, distribuiti su due partite. Ma è festa anche per lui.
 
GIANLUCA GAETANO 6 Un napoletano a Napoli, il primo ‘tifoso’ in rosa. Nato e cresciuto all’ombra del Vesuvio, per lui questo scudetto ha un significato in più. Nonostante sia stato impiegato con il contagocce.
 
KHVICHA KVARATSKHELIA 9 “Kvara chi?”. L’accoglienza tiepida per il timido georgiano arrivato dalla Dinamo Batumi si è tramutata presto in sorpresa. Poi diventa estasi, infine adorazione. Merito dei gol, degli assist, delle giocate straordinarie che lo hanno reso il miglior acquisto della Serie A, su cui ha avuto un impatto devastante. Il paragone, azzardato, con il D10S non regge e non ha ragion d’essere, di certo però Kvara è entrato subito nel cuore dei tifosi. Tanto che il primo bimbo di nome Khvicha ha già fatto capolino in città.
 
ALESSIO ZERBIN 6 Concorrenza spietata per l’esterno offensivo classe 1999, che tra coppe e campionato ha collezionato poco meno di duecento minuti.
 
HIRVING LOZANO 7  Il folletto messicano non ha portato in dote un gran bottino di gol – ma a quelli per sua fortuna ci hanno pensato Kvara e Osimhen – in compenso si è rivelato utile per gli equilibri della squadra.
 
MATTEO POLITANO 7 La staffetta con Lozano ha giovato a lui e al ‘Chucky’. Inserimento, gamba, qualità nelle giocate. Spesso senza paura, a prescindere dal palcoscenico.
 
GIACOMO RASPADORI 7 Se si guardano le statistiche alla voce gol i numeri sono inferiori alle aspettative, complice anche qualche problema fisico di troppo. Alla sua prima stagione in una big però Jack ha retto l’urto del passaggio dalla provincia alla grande squadra. In prospettiva il rendimento non può che migliorare.
 
VICTOR OSIMHEN 9 L’anno della definitiva consacrazione per l’uomo mascherato, il cui outfit dai capelli biondi e la maschera nera è diventato un vero e proprio simbolo in tutti gli angoli di Napoli, soprattutto tra i più piccoli. In un collettivo perfetto l’attuale capocannoniere della Serie A si è rivelato l’arma letale con cui Luciano Spalletti ha scardinato le difese avversarie. Non a caso la sua assenza nella gara d’andata dei quarti di finale di Champions League con il Milan è costata un pezzo di qualificazione agli azzurri. Semplicemente letale.
 
GIOVANNI SIMEONE 7 Il bomber di scorta arrivato dal Verona in estate si è fatto trovare pronto nei rari momenti in cui Osimhen ha rifiatato, con una media gol invidiabile in rapporto ai minuti giocati. Con il Cholito alle spalle dell’asso nigeriano Spalletti può restare tranquillo.
 

ALL. LUCIANO SPALLETTI 9 Un dominio su tutta la linea, sul piano del gioco e, di conseguenza, su quello dei risultati. Il suo Napoli è bello da vedere ma anche concreto, una macchina quasi perfetta che ha spazzato via una dopo l’altra le rivali tenendo un ritmo insostenibile per le altre squadre. Il primo scudetto non si scorda mai, e il Mago di Certaldo ha fatto una autentica magia nel riportare il tricolore a Napoli a 33 anni.

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