Escluso dunque al momento il temuto focolaio che poteva coinvolgere altri giocatori oltre ai già positivo D'Ambrosio, Handanovic, De Vrij e Vecino

Tutti fermi in attesa di un segnale di luce verde. Ma qualcosa inizia a muoversi. L’Inter, bloccata dal Covid, tira un primo sospiro di sollievo. I test effettuati giovedì hanno escluso altri contagi oltre ai quattro giocatori già positivi. E oggi si sapranno i risultati dei controlli effettuati nella mattina di venerdì per una eventuale ripresa degli allenamenti a partire da lunedì. Escluso dunque al momento il temuto focolaio che poteva coinvolgere altri giocatori oltre ai già positivo D’Ambrosio, Handanovic, De Vrij e Vecino anche se l’allarme resta alto. Proprio ieri è stata comunicata dalla società una nuova positività che riguarda un membro del gruppo squadra. Non si tratta di un calciatore ma di una persona che comunque è stata a contatto stretto con i giocatori. La squadra resta in quarantena e come disposto dall’Ats di Milano i giocatori delle rispettive nazionali non potranno lasciare il capoluogo lombardo: dunque niente convocazione, almeno per il momento, per Barella, Sensi, D’Ambrosio e Gagliardini. Nonostante lo stop dell’Ats il Belgio però non intende rinunciare a Lukaku per le gare contro Galles, Repubblica Ceca e Bielorussia valevoli per le qualificazioni mondiali. Ma tutto ruoterà attorno ai prossimi risultati degli esami in casa Inter. Slittato il match contro il Sassuolo in programma domani (verrà recuperato con ogni probabilità il 7 aprile ma manca ancora l’ufficialità), la squadra di Conte, che in questa stagione ha registrato 13 positività (la prima fu quella di Bastoni) può gestire questo momento di difficoltà con animo più sereno sfruttando la sosta delle nazionali.

La ritrovata serenità nel gruppo può dunque non essere scalfita e aver ritrovato una pedina come Christian Eriksen aiuta ad aver ancora più fiducia e ottimismo in vista dell’ultima fase della stagione e tassello centrale della rincorsa scudetto nerazzurra. “Lo scudetto è stata una della prime parole che ho imparato. Ma al momento è solo qualcosa che possiamo sognare, finché non lo avremo vinto”, ha raccontato il centrocampista danese, in un’intervista a Dazn. “Non so se è un ‘nuovo Eriksen’ o quello di sempre che però gioca un po’ di più”, ha spiegato. “Nel sistema che utilizziamo e nella posizione che occupo adesso gioco un po’ più basso, quindi sono più coinvolto in situazioni come queste. Devo essere pronto a fare dei tackle per recuperare il pallone. Ovvio, normalmente ho giocato più avanzato, ho dovuto adattarmi a un nuovo sistema, a un nuovo stile di gioco. Piano piano ho imparato e ora conosco molto bene il modo di giocare”, ha proseguito il danese che ha parlato anche del suo rapporto con Conte. “Io e il tecnico dovevamo conoscerci, lui mi conosce di più, io lo conosco meglio: è una buona cosa, rende più facile anche capire come interpretare certe partite. Sta al mister – ha aggiunto – decidere le nostre posizioni e se vedete, non in tutte le partite giochiamo così. Dipende anche dall’avversario e da come possiamo fargli male con il nostro sistema di gioco”. Poi una battuta su Lukaku: “Noi centrocampisti cerchiamo spesso il passaggio su Romelu, sappiamo dove si trova e nel nostro sistema la palla deve essere sempre giocabile con delle soluzioni. Qualsiasi palla va dalle sue parti, va sempre dalla parte giusta, noi cerchiamo di sfruttarlo più che possiamo”. L’Inter, passata l’emergenza Covid che sta minando la sua corsa, appare più motivata che mai

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