Sulla ribattuta il gol di Rebic. Nella ripresa un altro penalty trasformato da Kessiè

Le turbolenze post Atalanta e Inter non hanno scosso il Milan. Semmai hanno lasciato qualche scoria nel suo leader, Zlatan Ibrahimovic, che sbaglia il quinto penalty in stagione e non riesce a lasciare il segno al ‘Dallara’. In questi mesi però i ragazzi di Pioli sono diventati grandi e a Bologna lo hanno confermato, mostrando sprazzi di gran calcio, per tre quarti del match, e sapendo soffrire nell’arrembante finale dopo la rete di Poli che ha riacceso le speranze dei felsinei. La capolista riparte comunque dopo due ko di fila e resta in vetta, ma l’epilogo in sofferenza lascia qualche campanello d’allarme a Stefano Pioli. A Mihajlovic invece resta l’amarezza per l’ennesima gara giocata bene dai suoi, che rimediano però un’altra sconfitta. La terza nelle ultime quattro di campionato.

Il Milan deve ancora fare a meno della stella di Calhanoglu, appena guarito dal coronavirus, ma la manovra non ne risente. L’asse mancino Theo Hernandez-Rebic si rivela fin da subito una spina per i padroni di casa, la posizione di Leao – a suo agio alle spalle di Zlatan – è un rebus per la non eccelsa retroguardia rossoblù. Le occasioni fioccano, anche perché al Bologna non manca coraggio nel 4-2-3-1 con Barrow supportato da Sansone, Soriano e Orsolini. Skorupski si salva – con l’aiuto del montante – sulla punizione velenosa di Theo Hernandez, ma il pomeriggio di fuoco per il portiere polacco è appena iniziato. Il guardiano del Bologna si supera su un doppio tentativo di Ibrahimovic, a cui para anche un rigore per un intervento scriteriato di Dijks. Per sua sfortuna il più lesto ad avventarsi sulla respinta è Rebic, che spezza l’equilibrio di un match destinato comunque a sbloccarsi presto, vista l’intraprendenza dei ventidue in campo.

Il Bologna va sotto ma, esattamente come contro la Juventus, non si scoraggia. Il problema di Mihajlovic è l’assenza di un rapace d’area lì davanti, lacuna che non verrà colmata dal mercato ma che frena le ambizioni dei rossoblù. Che infatti sprecano prima con Sansone e poi, soprattutto, con Dominguez: Donnarumma si esalta con due interventi super emulando dalla parte opposta il suo rivale, bravo a negare il raddoppio nel frattempo alle conclusioni insidiose di Leao e Rebic. Il 2-0 del Diavolo arriva comunque, al 10′ della ripresa, dopo un doppio intervento con il braccio in area di Soumaoro. Kessie non è Ibra e dagli undici metri non fa sconti. I rossoneri appaiono in completo controllo – Kessie domina in lungo e in largo in mezzo al campo e a gara in corso di rivede anche Bennacer – ma Skorupski è ancora determinante sul tentativo di Calabria, dopo l’ennesima sgasata di Theo Hernandez. Proprio l’esterno francese però rimette in partita a dieci dal termine un Bologna che sembrava definitivamente domato: Skov Olsen approfitta di un suo errore e serve a Poli, entrato due minuti prima, la palla del 2-1 che riapre tutto. Il Milan soffre, arranca (Donnarumma è onnipresente, salva anche sul colpo di testa di Soriano), ma alla fine rialza la testa. E riparte.

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