Ma il destino dei Benetton in Autostrade sembra ormai segnato 

 Braccio di ferro finale tra Governo e Autostrade per l'Italia. Oggi il Consiglio dei ministri, convocato alle 11 a palazzo Chigi ma poi fatto slittare alle 22, potrebbe mettere la parola fine alla querelle che riguarda la revoca delle concessioni ad Atlantia, iniziata nell'agosto 2018 dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova . "C'è la necessità di adottare una decisione – ammette Giuseppe Conte dopo aver incontrato Angela Merkel al castello di Meseberg – perché questa vicenda si trascina da troppo tempo e l'incertezza non giova a nessuno". Il premier anticipa una scaletta di quella che sarà la riunione del Governo: ci sarà"un'informativa" perché, sottolinea, "tutti i ministri devono conoscere i dettagli del dossier" e poi si arriverà a una scelta. La revoca delle concessioni è sul tavolo, nonostante le ricadute economiche che questo comporterebbe su Atlantia (che rischia un default da 19 miliardi) e le possibili conseguenze occupazionali (Aspi richiama agli interessi dei suoi 7 mila lavoratori, dei 17 mila piccoli risparmiatori – che detengono una quota del debito – e delle migliaia di creditori commerciali e fornitori, "che rappresentano una quota assolutamente rilevante del comparto produttivo del Paese").

 "Se arriveremo a quello – assicura il capo del Governo – abbiamo delle risposte, delle soluzioni da offrire. Certo – ammette – ci sarebbero dei problemi", ma "se c'è stata un'inadempienza la responsabilità ricade sul management non sulla cittadinanza che deve subire il ricatto di eventuali conseguenze", scandisce.

 La linea dura, scelta negli ultimi giorni visto anche il pronunciamento della Corte costituzionale in merito, Conte la ribadisce sin dal mattino: "I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull'altare dei loro interessi privati", mette in chiaro. E ancora:  "E' altrettanto inaccettabile la pretesa di Aspi di perpetuare il regime di favore in caso di nuovi inadempimenti degli obblighi di concessione", aggiunge, "i Benetton non prendono in giro il presidente del Consiglio, ma i famigliari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani". L'affondo è netto e costringe il quartier generale di Ponzano Veneto a una replica. La famiglia "ha sempre rispettato le istituzioni, sia nel passato, quando è stata sollecitata a entrare in diverse societá (vedi Alitalia, ndr), sia oggi", viene fatto filtrare. Non solo. Aspi pubblica sul sito la lettera indirizzata sabato al Governo, nella quale proponeva di aumentare da 2,9 miliardi a 3,4 miliardi l'importo a proprio carico da destinare a riduzioni tariffarie, a interventi aggiuntivi di manutenzione e a interventi per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera e ribadiva la disponibilità  a valutare l'apertura del proprio capitale a investitori terzi pubblici e privati. Infine l'auspicio che le decisioni che verranno assunte "siano basate solo ed esclusivamente su aspetti di tipo giuridico, tecnico, sociale ed economico".

 Intanto, però, la battaglia è politica. Frena Matteo Renzi che si scaglia contro i "populisti" che chiedono da due anni la revoca della concessione: "Facile da dire, difficile da fare. Perché se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti. La strada è un'altra – scrive su Facebook dopo aver letto i giornali –  Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, l'unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l'intervento di Cdp".

 Per il leader di Iv sarà questa alla fine la proposta che arriverà da Conte. Diversamente, non è escluso che in Cdm si arrivi ad una conta, con le ministre renziane pronte a non votare la revoca. Quello che filtra, in ogni caso, è che da oggi i Benetton saranno fuori. Nicola Zingaretti dà il suo benestare: "La lettera di Aspi al Governo è deludente e conferma ulteriormente l'esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell'Azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti, e su un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l'avvio di questa nuova fase. I rilievi del Presidente del Consiglio sono condivisibili. Il governo agisca tempestivamente e in modo unitario", insiste il segretario dem.

 Non vuole coprotagonisti sul (possibile) carro dei vincitori il M5S. "Il fatto che tra i partiti, sulla questione Autostrade, nel tempo si siano ingrossate le fila di quanti si schierano dalla parte dei cittadini, dei genovesi e della giustizia è un fatto positivo per il Paese. Non dimentico però – sottolinea Vito Crimi – che due anni fa non era così: due anni fa in questa battaglia il Movimento era solo".

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