Si gioca tra Emilia, Friuli e San Marinio. Dodici squadre partecipanti divise in tre gironi. Le tre vincitrici e la migliore seconda direttamente alle semifinali. Esordio terribile ma Di Biagio è sicuro della sua squadra di giovani stelle
Sfugge dal 2004 quando correvano verso la gloria ventenni di grandi speranze come Gilardino, De Rossi e Barzagli. E dal 2008 ha preso anche la cattiva abitudine di negare l'ingresso ai Giochi olimpici lasciando un vuoto che si è riverberato anche sulla nazionale maggiore. L'Europeo under 21 da tre lustri è per l'Italia un tabù e possono bastare questi due motivi per provare a restituire il colore della vittoria agli 'azzurrini' chiamati da oggi (ore 21) con il vibrante debutto a Bologna contro la tosta Spagna, a centrare quantomeno uno dei due obiettivi.
Le finaliste sono 12 divise in tre gironi: nel Gruppo A (Bologna e Reggio Emilia) Italia, Spagna, Belgio e Polonia (queste due giocano oggi allo stadio Mapei di Reggio Emilia alle 18,30). Gruppo B (Trieste e Udine): Austria, Danimarca, Germania e Serbia; Gruppo C (Cesena e San Marino) Croazia, Inghilterra, Francia e Romania. Come si vede, il campo è ristretto, le squadre tutte molto forte e non si può sbagliare. Vanno avanti, direttamente alle semifinali, le vincitrici dei gironcini e la migliore delle tre seconde.
Lo stesso numero uno della FIGC, Gabriele Gravina, lo ripete da giorni e l'ha fatto anche ieri: "Il sogno che sto cullando è avere la nazionale femminile e l'Under 21 entrambe alle Olimpiadi. Sarebbe un risultato straordinario". Basta accedere in semifinale per conquistare il pass olimpico, poi quello che arriverà sarà tutto di guadagnato.
Ma per i ragazzi del ct Luigi Di Biagio le possibilità di arrivare lontano non mancano: c'è il fattore casalingo (per la prima volta l'Italia ospita il torneo) che alza il livello dell'attesa e dell'atmosfera (verificabile già oggi con un Dall'Ara esaurito con oltre 28.300 biglietti venduti). In più la squadra si presenta con ottime credenziali: da Kean a Zaniolo, simboli di una nazionale multietnica, da Chiesa a Barella, al centro del mercato estivo, passando per Pellegrini, Mancini e Cutrone che si sono fatti i muscoli nelle coppe. Il primo ostacolo contro gli iberici, finalisti in tre delle ultime quattro edizioni, farà subito capire la qualità del gruppo (nel girone azzurro anche Polonia e Belgio). E Di Biagio non vede l'ora di partire, rompere il ghiaccio dopo una lunga attesa fatta di amichevoli e di test a causa dell'accesso diretto alla fase finale senza qualificazioni in quanto paese organizzatore. "È da tanto che non battiamo gli spagnoli, magari sarà la volta buona. Perchè no? Per me questa è la partita più semplice, la Spagna la conosciamo tutti quanti è forte. Anche se sono cambiati i giocatori, il loro stile non cambia, come il modo di fare la partita. Io sono molto concentrato su di noi, di là c'è una grande squadra ma lo siamo anche noi", ha dichiarato il tecnico convinto delle potenzialità dei ragazzi con la convinzione che si può sfatare un tabù.
Brucia ancora la sconfitta contro le Furie Rosse nella semifinale del 2017, quando Saúl firmò la tripletta a Cracovia con gli azzurrini in dieci per l'espulsione di Gagliardini. Sconfitte che non si scordano. "Avremo vinto una volta negli ultimi 20 anni e un motivo ci sarà, ma oggi ce la giochiamo. La speranza è di giocare undici contro undici". In porta Di Biagio ha scelto Meret come titolare, per il resto il tecnico ha "ancora due dubbi che mi porterò fino alla fine e le mie scelte le comunicherò solo domani alla squadra. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, ma non dobbiamo fermarci qua", insiste Di Biagio. Tutti sulla corda, dunque. Uniti, senza paura e primedonne. "L'importante sarà il gruppo, non i songoli, se vinceremo sarà la vittoria di tutti", ha detto Nicolò Barella. E sul valore aggiunto che possono portare giocatori, come lui, che ha già militato nella nazionale maggiore, il centrocampista del Cagliari è stato chiaro: "Sicuramente porteremo più esperienza. Il mister ci sta dando fiducia ma sarà il gruppo la cosa più importante". Avanti allora. C'è un'Europa che aspetta.
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