Dopo l'addio alla Champions, si guarda, faticosamente, avanti. L'organico va svecchiato e qualche nome forte andrà sacrificato sull'altare delle plusvalenze: i più gettonati sono Alex Sandro, Pjanic, Douglas Costa e Paulo Dybala
La vera questione della/alla Juventus sono i crolli. Di risultati sportivi, di autostima (probabilmente), di valore delle azioni in Borsa (-25% prima della sospensione, poi 15%). La prematura uscita di scena dalla Champions League ha già avuto ripercussioni ma altre ne avrà nelle prossime settimane allorché, metabolizzata la sconfitta e 'diluite' le affermazioni a caldo (di Andrea Agnelli e Massimiliano Allegri), si tirerà una riga e verranno fatti i conti. In chiave agonistica e di bilancio.
Non crediamo, ad esempio, che il presidente bianconero possa essere soddisfatto di rientrare stabilmente "nelle prime otto squadre d'Europa": per un obiettivo così minimale non sarebbe stata imbastita un'operazione da oltre 300 milioni di euro per l'acquisto di Ronaldo. Già, sarebbe bastato Gonzalo Higuain – a proposito, che ne sarà del Pipita? – sufficiente pure per rivincere l'ottavo scudetto di fila causa inadeguatezza fisiologica di avversari. L'organico va svecchiato e qualche nome forte va sacrificato sull'altare delle plusvalenze, i più gettonati sono Alex Sandro, Pjanic, Douglas Costa e Paulo Dybala. Almeno due su quattro saluteranno la compagnia.
Il più brutto martedì della storia recente bianconera ha messo a nudo la fragilità del progetto in chiave europea, la lezione impartita dai baby dell'Ajax non può essere archiviata come un semplice incidente di percorso, contano i piedi e conta correre veloce. Lo sanno Agnelli, Paratici e Nedved, lo sa Allegri che si è premurato di confermarsi dopo essere stato confermato. Tattica? Magari andrà proprio così, forse più per mancanza di alternative che per una mirata strategia aziendale: con Zidane al Real Madrid, con Conte amico ma non troppo e per di più in orbita interista, in giro c'è poco che possegga il phisique du role per accomodarsi su una panchina comoda e scomoda allo stesso tempo. Conviene resistere, in un anno tante cose possono accadere. Allegri non piace a una parte consistente della tifoseria, solo la conquista della Champions lo avrebbe avvicinato ai più riottosi, il gioco corale dell'Ajax di Erik Ten Hag ha lasciato negli occhi della gente un misto di invidia e rimpianto. Possibile che la corazzata juventina non possa offrire lo stesso spettacolo?
La domanda resta a mezz'aria come molte altre. E' la settimana dei dubbi a dispetto delle certezze dichiarate con troppa enfasi, la settimana che dovrebbe precedere la santificazione dello scudetto. Che sarà miniaturizzata dall'eliminazione in Champions, inutile negarlo. Ne va dell'orgoglio e soprattutto dei soldi: quelli che non verranno incassati dall'Uefa (a dispetto dei 94,5 che comunque saranno introitati), quelli vengono spesi. E' vero che la Juventus fattura oltre 500 milioni però ne ha 300 di debiti e costa parecchio. Troppo se smette di vincere.
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