Il tecnico abruzzese passo dopo passo è riuscito a costruire una squadra con personalità che ha stupito tutti (soprattutto in Champions)

La finale di Kiev diventata obiettivo concreto e un posto tra le prime 4 in campionato a portata di mano. Tra i segreti della Roma di quest'anno ci sono sicuramente le parate di Alisson, la grinta di De Rossi e i gol di Dzeko, ma soprattutto lo sguardo attento di Eusebio Di Francesco. Il tecnico abruzzese, dopo un quadriennio da calciatore (dal 1997 al 2001) e un anno da team manager (2005-2006), è tornato all'Olimpico ereditando una squadra priva del leader spirituale Totti e dell'ala egiziana Momo Salah, perfetta per il suo 4-3-3 e ora bomber proprio del Liverpool da sfidare. Ma c'è di più: in molti tra i tifosi storcevano il naso per il suo integralismo zemaniano e per le parole pro Juve ("E' dura a morire, può ispirarci").

DiFra però non si è perso d'animo e, forgiato anche dagli anni ruspanti a Sassuolo, è riuscito a costruire una squadra con personalità che ha stupito tutti soprattutto in Champions. Nella Coppa dalle Grandi Orecchie, dove il mister è un esordiente assoluto, al girone spuntano subito big come Chelsea e Atletico Madrid e nessuno sembra dare chance ai giallorossi. L'errore è grossolano: la Roma tiene botta con gli spagnoli e regala momenti di calcio di altissimo livello con i ragazzi di Antonio Conte. A Stamford Bridge qualche calo di tensione nega i 3 punti, ma all'Olimpico i Blues vengono annientati dal ritmo made by Di Francesco. Che carica i suoi dal punto di vista emotivo e mura la difesa con super Alisson (ormai nella top 5 mondiale) e un Manolas tornato dominatore. In mediana l'aggressività arriva naturalmente con l'ex Capitan Futuro De Rossi mentre davanti Dzeko trova addirittura il risveglio anche del Faraone El Shaarawy.

E se a inizio 2018 i giallorossi frenano un po' in campionato, in Champions viene superato con freddezza e consapevolezza europea anche un avversario ostico come lo Shakhtar (già killer del Napoli). Il vero capolavoro del coach vincitore del Premio Bearzot è però nei quarti contro il Barcellona. All'andata arriva un 4-1 segnato dal cinismo catalano e dalla sfortuna, ma all'Olimpico ecco il match perfetto. Qui Di Francesco lancia un 3-4-3 accorto dietro e micidiale dalla metacampo in su: il tiki-taka della banda Messi scompare e il tabellino al 90' dice 3-0: i tifosi non possono che esultare per una squadra unita e capace di un pressing a tutto campo. Arma quest'ultima che il tecnico Reds Jurgen Klopp conosce bene e che sarà la vera chiave di volta per arrivare in finale. Lui al momento non illude nessuno, anche se ammette di aver fatto "qualcosa di straordinario. Come sto? Sono molto sereno perché questo ci deve dare grande consapevolezza". DiFra non l'ha mai persa dopotutto: quando fu presentato disse che "tornare a Roma è un'occasione unica. Ma so di essere stato scelto per un certo tipo di calcio". Fatto di tagli, ritmo e ora anche solidità difensiva: la ricetta è quella giusta per sognare in Champions.

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