Il ricordo della voce ufficiale delle telecronache Rai della Nazionale

"Con Vicini se ne va altro grande personaggio, un uomo capace di lasciare una traccia profonda nella storia del nostro calcio". Bruno Pizzul, per più di 15 anni voce ufficiale delle telecronache Rai della Nazionale, non nasconde la profonda commozione nel ricordare la figura di Azeglio Vicini. Un rapporto, quello tra il giornalista friulano e il ct delle 'notti magiche' di Italia '90, che andava oltre quello professionale.

"Azeglio non amava le luci della ribalta", racconta Pizzul a LaPresse. "Dopo aver concluso la avventura da ct e maturato qualche altra esperienza in un paio di club, si ritirò a vita privata, conducendo un'esistenza serena con la famiglia, tra Brescia e Cesenatico. Era legatissimo a moglie e figli. Era capace di curare le relazioni personali pur mantenendo la tendenza alla riservatezza.

Un'Italia, quella allenata da Vicini, che fece sognare i tifosi e viene ricordata ancora oggi. Con lui la nostra Nazionale ha purtroppo solo sfiorato conquiste importanti. Il suo nome è indissolubilmente legato ad Italia '90, con quella strepitosa serie di 'notti magiche' che si concluse senza sconfitte sul campo, con gli azzurri eliminati solo ai calci di rigore. E' stata la Nazionale che in un Mondiale ha fatto meglio, vincendo tutte le partite e pareggiando, appunto, la semifinale contro l'Argentina.

Una figura da sempre citata come riferimento ed esempio, quella di Vicini. Ancora oggi. In effetti impersonò la figura del tecnico cresciuto e maturato con un percorso interno alla Federazione. Iniziò con le giovanili azzurre ed approdò alla squadra maggiore, nella quale 'trapiantò' i ragazzi della sua Under 21. Si fa un gran parlare del nuovo ct e del futuro della Nazionale nel quadro della grande crisi del nostro calcio. Ebbene, una delle soluzioni potrebbe essere quella di ripercorrere nell'ambiente azzurro l'abitudine a formare un proprio tecnico e portarlo avanti in gradini successivi, sempre sotto l'egida della Federazione.

Com'era il rapporto tra Vicini e il mondo dei media? E' sempre stato molto cordiale nei toni, senza mai esasperarli, ed ostentava grande tranquillità nella gestione della questioni personali con i giocatori, sempre risolte nel chiuso dello spogliatoio. Quella di Vicini è stata l'ultima Nazionale in cui era facile l'approccio da parte dei giornalisti e dei tifosi. Non era un gruppo chiuso in una torre d'avorio, come si vede adesso. Allora si poteva parlare. Il ct si fermava con noi a giocare a carte e biliardo, c'era un rapporto sereno ed amichevole. Ed era molto gradevole conversare con i ragazzi. Formavano un gruppo molto affiatato.

Lei era molto legato a Vicini. Le nostre carriere 'azzurre' sono in qualche modo collegate, perché è come se avessimo iniziato insieme. Lui prese la guida degli azzurri dopo la parabola di Bearzot alla fine del Mondiale 1986 dove io iniziai a fare le telecronache delle partite dell'Italia. Un percorso parallelo, di cui spesso parlavamo. Ho avuto il piacere di stare con Azeglio anche fuori dalle rispettive mansioni professionali, come amico. E' una scomparsa che mi addolora moltissimo.

C'è un allenatore, oggi, che come stile può ricordare in qualeh modo Vicini? Il calcio di oggi pretende dagli allenatori una visibilità diversa. Molti di loro danno quasi l'impressione di essere attori che recitano una parte preconfezionata. Nelle stesse dichiarazioni c'è un modo di fare completamente diverso rispetto alla semplicità di parola di un tempo. Un nome che potrebbe avvicinarsi a questo tipo di atteggiamento, anche se non allena più, è quello di Gigi Simoni, anche per quello che riguarda la signorilità nei comportamenti. 

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