"Potrà fare quello che vorrà nel mondo del calcio. Ha credibilità e ha una grande testa"

"Vedendo Pirlo giocare mi chiedevo spesso: Ma io posso giocare a calcio con lui? Devo cambiare mestiere". Sono le parole di Rino Gattuso, ex centrocampista del Milan intervenuto alla trasmissione Tutti Convocati, su Radio24. A due giorni dall'ultimo match disputato come giocatore professionista da Andrea Pirlo con i New York City, l'ex giocatore calabrese, suo compagno di squadra con i rossoneri, ha ricordato alcuni momenti vissuti con il 'Maestro', soprannome dell'ormai ex calciatore bresciano. "Ho iniziato a giocare con lui dalle giovanili nell'Under 15, abbiamo fatto tutte le Nazionali giovanili insieme e vinto un Europeo Under 21. Giocava da mezza punta e per quell'età faceva cose incredibili. A livello aerobico era un animale, quando correva e faceva i 1000 metri, facevamo le ripetute, facevamo i lavori intervallati, lui aveva una capacità cardiaca mostruosa, non era solo tecnica. Per questo secondo me è durato fino a questa età ed era uno che in campo correva tanto", ha ricordato Gattuso.

"La scelta di schierarlo davanti alla difesa fu un'idea di Ancelotti preparata nel tempo, con tanto lavoro dietro. A lui piaceva giocare corto, ma anche lanciare", ha detto Ringhio, il quale si anche lasciato andare a qualche battuta di colore: "Sembrava un orso, ma fatemela passare, era un gran figlio di… Avete capito, un tipo divertente. Era bello stare con lui". Sul futuro di Pirlo ha aggiunto: "Potrà fare quello che vorrà nel mondo del calcio, ha intelligenza fuori dal comune. Ha credibilità e ha una grande testa".

Gattuso ha continuato elogiando l'ex compagno: "Io ho giocato quasi 20 anni insieme ad Andrea, nazionale compresa. Nei momenti di difficoltà, gli passavo il pallone e dicevo: "Fai quello che vuoi". Ero sicuro quando gli ero accanto, ho capito quello che dovevo fare e al resto ci pensava lui. E per questo sicuramente lui è stato molto più utile alla mia carriera che io alla sua", ha ammesso. "Ha avuto una fortuna incredibile, perché quando superi i 30 anni nel nostro lavoro bisogna lavorare nel quotidiano ed è necessario faticare. Ha trovato la Juventus che non faceva le coppe europee. Inoltre sapete come lavora Antonio Conte: è uno che ti fa star male in settimana, ma dopo un paio di mesi cominci a stare bene. A lui mancava quello, il lavoro l'ha aiutato, ha messo più forza nelle gambe e gli è tornato grande entusiasmo. Aveva toccato con mano che lavorare durante la settimana lo faceva stare bene. Secondo me il segreto è stato quello", ha concluso.
 

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