Il pareggio sfila la leadership ai campioni d'Italia, secondi alle spalle del Napoli

Niente da fare, la Juventus non ha calato il suo settebello perché a Bergamo, in vantaggio di due gol contro l'Atalanta, si è fatta rimontare; perché stavolta Dybala ha sbagliato il rigore del 3-2; perché dopo mezz'ora esaltante si è avvitata su se stessa e ha legittimato la reazione dell'avversario; perché probabilmente alcuni giocatori sono stanchi; perché il contributo dei nuovi acquisti continua a essere deficitario. Il pareggio sfila la leadership ai campioni d'Italia, che sono secondi alle spalle del Napoli e che alla ripresa del campionato dopo la sosta affronteranno la Lazio, non proprio una passeggiata di salute. Nella dinamica del match è stata molto invasiva la Var: con la tecnologia è sfumato il gol di Manduzkic (sarebbe stato il 3-2) mentre è rimasto il penalty fallito dalla Joya.

Sembrava tutto finito in venti minuti o poco più, il tempo impiegato dalla Juventus per prendere possesso della partita, segnare due reti con Bernardeschi (21': tap in sulla respinta fasulla di Berisha) e Higuain (24': assist di Bernardeschi, controllo e tiro all'incrocio), per dare un senso quasi definitivo alla sfida contro un'Atalanta appena ordinata e nulla più. Poi una punizione del Papu non trattenuta da Buffon con conseguente gol di Caldara ha rimesso il match in equilibrio. Faccia a faccia senza veli, senza remore, persino con un buon ritmo tenuto conto delle recenti fatiche internazionali. Per la verità, Gasperini aveva provveduto a sostituire l'improponibile Cornelius con Ilicic e a ridare una connotazione credibile alla sua squadra perché così, con lo spilungone a fare a capocciate con Chiellini, non sarebbe andato lontano. L'altro ritocco decisivo è stato l'inserimento di Petagna, ma nella ripresa.

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