Lo dice l’Ente Nazionale Protezione Animali

Gli emendamenti presentati ieri dalla Lega alla proposta di Legge n. 30 a prima firma Brambilla, e sottoscritta da parlamentari di quasi tutti gli schieramenti politici, “che avrebbe dovuto inasprire finalmente le pene a carico di chi uccide o maltratta gli animali, rischiano di depauperare completamente il testo, facendo fare un triste passo indietro ai diritti degli animali”. Così l’Ente Nazionale Protezione Animali sulle modifiche al testo in questo momento all’esame della Commissione Giustizia della Camera. Gravissimo, in particolare, il tentativo di rendere le norme esistenti sul maltrattamento animale – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa – applicabili solo per gli animali ‘da compagnia’. E dire che solo un mese fa Enpa proprio intervenendo alla Camera aveva sottolineato la necessità di tutelare tutti gli animali senza distinzioni di tipologie. Una vecchia distinzione tra animali di serie A e animali di serie B in totale contrasto con la sensibilità dei cittadini e con la giurisprudenza degli ultimi venti anni. Ma la Lega è aggiornata sull’evoluzione giurisprudenziale? Lo sa che ormai la Cassazione inserisce in tutela tutti gli animali? Evidentemente non tiene conto di quanto accade nei tribunali, dove centinaia sono i processi per uccisione e maltrattamento di animali. Forse intende trascurare la grande rilevanza giurisprudenziale delle pronunce della Corte di Cassazione che sentenzia sui reati a danno degli animali tutti? E che dire delle uccisioni efferate degli animali o dei maltrattamenti? Evidentemente per la Lega non sono così gravi se non reputano necessario inasprire le pene. Scioccante anche il freno sui combattimenti tra cani, un’attività che vede la criminalità organizzata in prima linea, frutta un giro d’affari di 300 milioni di euro e che ogni anno vengono fa perdere la vita a circa 5 mila cani. Secondo l’emendamento a firma dei deputati di Forza Italia Nevi, Pittalis, Calderone, Patriarca, la pena per chi realizza combattimenti fra cani non va aumentata come prevedeva il testo da 2 a 4 anni ma deve rimanere quella attuale da 1 a 3 anni”.

“In un momento storico come questo – conclude Rocchi – dove non c’è giorno che i media non diano notizia di animali maltrattati o uccisi, l’ultimo caso proprio ieri in Sardegna, depotenziare i provvedimenti già in essere rischia di dare un colpo ferale alla giustizia per gli animali. Il Governo cosa intende fare a riguardo?”

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