Gaza, Enpa: “Pronti aiuti per animali, appena possibile partiranno”

Gaza, Enpa: “Pronti aiuti per animali, appena possibile partiranno”
Egypt Israel Palestinians

Così a LaPresse Giusy D’Angelo. In Ucraina Enpa ha salvato e portato in Italia almeno 400 animali domestici

Abbiamo già pronti aiuti, farmaci, mangime, alimenti che possono servire per gli animali e più in generale per le famiglie che hanno animali“. Così a LaPresse Giusy D’Angelo, una delle amministratrici dell’Enpa, a proposito degli aiuti destinati agli animali coinvolti nel conflitto tra Israele e Hamas, soprattutto a Gaza. “Al momento la possibilità di inviarli non dipende da noi, la Striscia di Gaza è inaccessibile. Normalmente ci appoggiamo ad hub locali come la Croce Rossa, appena possibile saranno inviati”, aggiunge D’Angelo. L’esperta di comportamento animale dell’Enpa è stata anche al confine ucraino appena scoppiato il conflitto, per creare due “centri di accoglienza per animali, in Polonia e Romania”, spiega ancora a LaPresse. “Nel caso del Medioriente, come in tutte le guerre, bisogna distinguere tra gli animali da reddito, prevalentemente capre e pecore, e i ‘pet’, gli animali da compagnia. I primi in questi casi vanno in panico, nella fuga diventano anche pericolosi e possono travolgere le persone o andare a schiantarsi da soli. Per quanto riguarda invece i cani o i gatti, spesso cercano riparo – spiega ancora – Ma sono più compassionevoli, si prendono cura delle proprie famiglie”. In rete ci sono infatti diversi video che mostrano cani o gatti vegliare le vittime di alcuni attacchi nella Striscia di Gaza, o accompagnare alcuni sfollati. 

Per quanto riguarda gli animali selvatici “al momento non abbiamo alcuna informazione”, spiega ancora. Dall’Ucraina, grazie ai centri costituiti sul confine e ai controlli sugli animali soli o che erano stati separati dalle proprie famiglie, l’Enpa ha portato in Italia circa 400 animali. “In generale abbiamo notato che questi cani, soprattutto, arrivati in Italia, mostravano compassione e un forte legame con le persone – spiega ancora D’Angelo – I soggetti che invece non hanno trovato una nuova famiglia mostrano ansie, hanno una fame atavica e molta paura dei rumori”. L’esperta cinofila spiega che nel caso del Medioriente al momento non è possibile pensare a dei centri di questo tipo: “Siamo ancora nella fase di raccolta, anche di informazioni, da persone sul campo. Ma siamo pronti ad aiutare” aggiunge.

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