La Carrese di Portocannone riaccende la polemica sullo sfruttamento degli animali
La Carrese di Portocannone, piccolo comune a minoranza linguistica albanese in provincia di Campobasso, riaccende la polemica sullo sfruttamento degli animali. Il filmato del carro trainato da due buoi che impatta contro la recinzione e si rovescia, mentre sopraggiunge un secondo carro che per un soffio non travolge un cavaliere, è stato acquisito da Leidaa, Lega Italiana difesa animali fondata dall’ex ministro Michela Brambilla che proprio sul ritorno delle Carresi dopo 2 anni di stop per pandemia ha presentato una interrogazione parlamentare, e che oggi rilancia a LaPresse: “L’incidente poteva avere un esito mortale, mi chiedo come sia possibile che il Ministero dei Beni Culturali riconosca alle Carresi la qualifica di bene di interesse storico culturale e antropologico particolarmente importante”. Intanto in Molise 12 associazioni chiedono l’apertura di un’inchiesta giudiziaria. “Si cerchino i responsabili, queste corse oltre a non rispettare l’etologia degli animali danno un’immagine negativa, soddisfano il desiderio di rivalsa tra fazioni paesane in continua competizione” è il giudizio del referente Giancarlo Calvanese, che punta sull’utilizzo improprio dei pungoli, consentiti dalla legge per guidare il percorso ma utilizzati secondo gli animalisti per far correre i buoi allo sfinimento. “Come è possibile che in Molise si continui con queste Carresi? E’ qualcosa di indecente, contro la quale ci scontriamo da oltre 10 anni” l’accusa dell’avvocato Carla Rocchi, presidente Ente nazionale Protezione Animali (Enpa) che già nel 2015 aveva portato video e foto in Procura a Larino (Campobasso), bloccando le corse molisane e avviando un’indagine che in Molise aveva incontrato l’opposizione di popolo, parroci e politica locale. Il 27 aprile scorso è finita con la prescrizione dei reati di maltrattamento e uso di sostanze dopanti per i 29 imputati tra cui i 3 tre sindaci delle Carresi di San Martino in Pensilis, Ururi e Portocannone.
Il dibattito ruota attorno alla salvaguardia di tradizioni che, come i tori di Pamplona, significano storia, radici e turismo. “Scherziamo? – replica Roberto Cavallo, responsabile nazionale Leida – Qua parliamo di barbarie travestita da folklore. Anche i Maya, se è per questo, gettavano nei vulcani i bambini appena nati per ingraziarsi gli dei”.
Dal pericolo rappresentato dalle Carresi – 4 anni fa a Chieuti (Foggia) una persona è stata travolta e uccisa – il dibattito si allarga con la caduta delle restrizioni e la ripartenza di eventi e turismo agganciato agli animali. Dalla Giostra della Quintana di Foligno, sulla quale un’indagine ha fatto emergere l’uso del doping, fino alla corsa degli asini in provincia di Lucca, “asini dopati che sono la fortuna dei Comuni” aggiunge Rocchi. Si finisce alle note botticelle romane, secondo l’Enpa “altra cosa che deve finire. Prima erano tante famiglie che ci campavano, ora sono davvero quattro gatti anche se fanno una pressione inaccettabile. Quando gli è stato proposto di passare alla conduzione di taxi si sono rifiutati perché le carrozze dei cavalli sono molto più redditizie. Il problema evidentemente è culturale” conclude Carla Rocchi richiamando al titolo nono del codice penale che tutela il sentimento di pietà per gli animali. “Ci sono norme ben precise che impediscono di trattare così gli animali, il Governo ne prenda atto”. Gli animalisti producono ogni anno una quantità enorme di diffide “e andremo avanti”, garantiscono. Talvolta arriva la magistratura in soccorso. Risale a solo pochi giorni fa una sentenza definita “epocale” in cui si condanna l’artista che ha ideato l’uccisione di un maiale come performance artistica a Cosenza. “Ci sono cose che vanno consegnate al passato, le carresi, come le botticelle, sono anacronistiche oggi”.
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