L'allarme del presidente di Federlogistica Conftrasporto Luigi Merlo
Per via dei cambiamenti climatici il livello del mare aumenterà in media di 30 centimetri nei prossimi 20-30 anni e a questo ritmo molti porti saranno sommersi, quindi inutilizzabili. Questo il pensiero del presidente di Federlogistica Conftrasporto Luigi Merlo espresso nel corso della presentazione del progetto europeo Co.Cli.Co. (Coastal climate core service), nella prima giornata dell’Earth technology expo alla Fortezza da Basso, a Firenze, dove fino a sabato va in scena la rassegna delle eccellenze del made in Italy dedicate alle tecnologie per la protezione dell’ambiente.
Venezia è il caso limite, a rischio anche Napoli, Cagliari o Genova
“A causa del cambiamento climatico – osserva Merlo – nei prossimi 20-30 anni il mare si alzerà mediamente di 30 centimetri, mettendo a rischio la funzionalità di quasi tutti i nostri porti”. Dal ragionamento se ne deduce che “Venezia è il caso limite e il più famoso, ma a rischio in Italia ci sono molte altre città costiere come Napoli, Cagliari, Palermo, Genova, Livorno e Brindisi”. A livello mondiale “sotto osservazione ci sono 136 città costiere, soprattutto in Asia e in Africa: secondo le proiezioni nel giro di 100 anni il mare potrebbe sommergere centri come Guangzhou, Mumbai, Dhaka a Cape Town. I danni sono calcolati tra 1,6 e 3,2 trilioni di dollari”.
Merlo: “Paese impreparato a emergenza annunciata”
In particolare – viene spiegato – “per l’Italia il problema ulteriore è che il Paese sembra essere impreparato a questa emergenza annunciata. Dai nostri porti – rileva ancora Merlo – passa la stragrande maggioranza delle materie prime e dei prodotti alimentari, farmaceutici, elettronici. Ma i nostri porti resisteranno agli effetti del cambiamento climatico e dell’innalzamento del mare? Venezia è solo la punta dell’iceberg di quello che accadrà a molte città di mare che nell’arco di qualche decennio rischiano di finire sott’acqua. E oggi in Italia, contrariamente a quanto accade per esempio in Olanda, non esiste un apposito piano di resilienza”. Questo il motivo per cui viene Enea e Federlogistica lanciano un progetto – a cui partecipano i principali centri di ricerca europei – che ha “l’obiettivo di realizzare la mappatura delle infrastrutture costiere europee a rischio e individuare soluzioni tecniche adeguate”. “L’Italia – conclude Merlo – rischia di finire per buona parte sott’acqua e deve correre ai ripari. Altrimenti lo scenario vedrà porti non più utilizzabili, traffici deviati in altre nazioni, spiagge cancellate, patrimonio culturale e immobiliare in pericolo”.
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