Il premier Mario Draghi spinge sull'acceleratore di un'azione di contrasto ai cambiamenti climatici
La transizione ecologica con l’aumento dei prezzi dell’energia, e in particolare di quello del gas, non c’entra nulla. Alla “tempesta” del prezzo del gas concorre la carenza di materie prime, e una certa ‘elettricità’ dei mercati, oltre a determinate forme di distribuzione. Il ragionamento del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – fatto nel corso del Festival dello sviluppo sostenibile, organizzato dall’Asvis – mira a difendere la trasformazione del modello economico verso la decarbonizzazione.
Dall’altra parte di Roma, il premier Mario Draghi spinge sull’acceleratore di un’azione di contrasto ai cambiamenti climatici, e il senso delle sue parole in chiave G20 è chiaro: “Se non agiamo, la crisi climatica non svanirà, anzi peggiorerà”. Ma le bollette da calmierare, in questo momento sono un elemento distintivo, tanto che si ipotizza di inserire interventi strutturali già in legge di Bilancio. Del resto qualcosa si dovrà fare, se come rileva Cingolani il peso della CO2 sul costo dell’energia è “ininfluente”, pari a circa il 20%; in sostanza, l’unica colpa della transizione ecologica sarebbe, oggi, quella di essere sulla bocca di tutti. Ma non è tutto. Perché sul clima, il ministro-fisico lancia anche la possibilità – di cui sicuramente c’è la volontà – di arrivare a un accordo alla Cop26 sul mantenimento dell’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi, e non più entro i 2 gradi (“un’occasione da non perdere”, per il ministro degli Esteri Luigi Di Maio). E, anche se quel mezzo grado è uno sforzo “enorme” è impegno che viene immaginato – mette in evidenza Cingolani – soprattutto perché ormai non si può più “ignorare” il messaggio che arriva dai Paesi vulnerabili, come quello approdato a Milano per la pre-Cop grazie alle parole delle giovani attiviste. Quello che serve – continua parlando di come non sia oggi possibile curare il Pianeta senza occuparsi anche delle disuguaglianze – è recuperare il ritardo sulla finanza sostenibile e aiutare così i Paesi in via di sviluppo a crescere nel modo più ‘sano’ e tecnologicamente avanzato possibile: per prima cosa arrivare a fornire l’intera copertura del Fondo da 100 miliardi ad hoc, per poi usarlo come leva e smuoverne mille, anche grazie a un processo di partnership pubblico-privato per portare a compimento “un’operazione colossale”.
Una linea che in Europa è già presente: come ricorda il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni “dobbiamo effettuare investimenti aggiuntivi di circa 470 miliardi di euro ogni anno per raggiungere i nostri obiettivi climatici. La Commissione europea si è impegnata a mobilitare almeno 1.000 miliardi di investimenti sostenibili fino al 2030 per finanziare il Green deal”. Quanto al prezzo del gas, arrivato a 300 euro per Megawattora – riflette Cingolani – è “una cosa mai vista prima che impatta sulla manifattura e sulle industrie; quindi non più soltanto sulle fasce deboli, ma ormai su tutti, sulle bollette di tutta la società”. Qualcosa è stato fatto con il decreto dedicato, e qualcosa si farà presto, sia con la prossima Manovra che a livello europeo dove si prefigura una maggior coordinamento. Intanto in Parlamento viene chiesto conto direttamente a Draghi dell’impegno che il governo ha intenzione di mettere sulla transizione ecologica. Lo fanno i deputati di FacciamoECO con una lettera inviata proprio al presidente del Consiglio, in cui parlano di “preoccupazione” per la mancanza di “coerenza” tra parole e fatti, e in cui avanzano chiarimenti sui “progetti più strategici” del Pnrr, sul nuovo pacchetto Ue clima e energia ‘Fit for 55’, e un “impegno” sull’avvio del taglio dei sussidi ambientalmente dannosi nella prossima Manovra.
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