Urne aperte fino alle 18 (mezzanotte in Italia). Schierati circa 300mila militari e poliziotti

Il Venezuela, stremato da una profonda crisi economica seguita al crollo del prezzo del petrolio, che ha portato con sé un calo del Pil del 45%, inflazione alle stelle, carenza di cibo e farmaci e aumento del crimine, è chiamato oggi alle urne per le presidenziali anticipate. I 14.638 seggi elettorali aprono alle 6 ora locale, mezzogiorno in Italia, per accogliere 20,5 milioni di votanti, e chiuderanno alle 18 (mezzanotte in Italia). Il mandato presidenziale è di sei anni, a partire da gennaio 2019. Saranno schierati circa 300mila militari e poliziotti a vigilare su quella che si prospetta una probabile rielezione di Nicolas Maduro, senza rivali di peso, in un voto boicottato dall'opposizione.

Sempre più isolato sulla scena internazionale, il successore scelto poco prima della morte da Hugo Chavez è il grande favorito, anche se il 75% dei venezuelani disapprova la sua gestione del Paese, ormai al collasso e abbandonato da centinaia di migliaia di persone. A sfidarlo sono Henri Falcon, dissidente chavista, 56 anni, che si è fatto avanti nonostante gli appelli all'astensione dei maggiori partiti d'opposizione, e il pastore evangelico Javier Bertucci, 48 anni. La maggior parte degli istituti elettorali dà alla pari Maduro e Falcon, ma una forte astensione dovrebbe essere favorevole al presidente uscente.

Il leader socialista ha tenuto il suo ultimo comizio a Caracas assoldando l'ex star del calcio argentino Diego Armando Maradona. Applaudito da Maduro e dai suoi sostenitori, il Pibe de oro si è dichiarato un suo "soldato", ha sventolato la bandiera venezuelana e ha ballato sul palco al ritmo del reggaeton. L'opposizione accusa il capo dello Stato, ex autista di autobus 55enne, di "clientelismo" e di cercare di influenzare il voto, ma il presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne), Tibisay Lucena, ha respinto la possibilità che gli elettori possano essere pagati per la loro preferenza. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e il gruppo di Lima, un'alleanza di 14 Paesi americani e dei Caraibi che denunciano la radicalizzazione del governo di Caracas, respingono queste elezioni, non considerandole né libere né trasparenti.

Maduro è accusato di aver minato la democrazia dopo che, in seguito a manifestazioni di protesta quasi quotidiane che l'anno scorso hanno lasciato per le strade venezuelane 125 morti, ha istituito un'Assemblea costituente, considerata al suo servizio. "Non cederemo al ricatto. Non importa che non riconoscano le elezioni: il presidente del Venezuela viene eletto dal popolo, non da Donald Trump", la replica a distanza del leader chavista in cerca della riconferma.
 

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