Caracas (Venezuela), 6 mar. (LaPresse/AP) – Dopo una lunga lotta contro il cancro, è morto ieri alle 16.25 ora locale, le 21.55 italiane, il presidente del Venezuela Hugo Chavez. Ad annunciarlo in lacrime, in un discorso alla tv nazionale, è stato il suo vice Nicolas Maduro. Proprio lui che, come confermato dal ministro degli Esteri Elia Jaua, assume ora la presidenza ad interim e si prepara alle elezioni come condidato del Partito socialista unito del Venezuela. Il voto, fa sapere il governo, sarà convocato entro trenta giorni.

GLI ANNI ALLA GUIDA DEL PAESE. Protagonista di un tentativo di golpe il 4 febbraio 1992 contro il governo di Carlos Andrés Pérez, Chavez fu imprigionato, rischiando trent’anni di carcere, ma il successore di Pérez lo perdonò prima dell’inizio del processo. Eletto per la prima volta il 6 dicembre del 1998, assunse l’incarico il 2 febbraio dell’anno successivo. Negli anni al governo, ha introdotto una nuova Costituzione confermata da un referendum, e rafforzato l’alleanza con Cuba, criticando sempre di più gli Stati Uniti. Nel 2002 sopravvisse a un fallito tentativo di colpo di Stato. Ha inviato aiuti ai Paesi alleati e lanciato numerosi programmi sociali in patria a favore della popolazione più debole, ottenendo il sostegno delle fasce più povere. E’ stato quindi rieletto nel 2006 e poi il 7 ottobre dello scorso anno. Sposato e divorziato due volte. Ha avuto quattro figli e quattro nipoti. Le figlie Maria e Rosa hanno spesso partecipato insieme a lui a eventi ufficiali. Tra le sue frasi più celebri: “Quello che mi fa soffrire di più è la povertà, ed è ciò che mi ha spinto a diventare un ribelle”. Parole pronunciate in un’intervista concessa ad Associated Press nel 2007.

LA MALATTIA. Chavez, 58 anni, da quasi due anni combatteva contro il cancro, periodo in cui ha subito diversi interventi chirurgici. La prima operazione a Cuba risale al giugno 2011. In quella occasione fonti ufficiali parlarono di cancro alla zona pelvica. Seguì una ricaduta, ma i dettagli, incluso il tipo di tumore e la sua localizzazione, sono sempre stati segreti. Rieletto ad ottobre, Chavez a dicembre era tornato a Cuba per un nuovo intervento, ma da quel momento non si è più mostrato in pubblico.

IL PEGGIORAMENTO. A seguito delle proteste dell’opposizione che chiedeva informazioni sulle sue condizioni di salute, il 15 febbraio il governo ha diffuso una sua fotografia che lo ritraeva sdraiato sul letto e circondato dalle figlie, Tre giorni dopo il presidente, dando l’annuncio su Twitter, è tornato in Venezuela, dove è stato ricoverato in un ospedale militare di Caracas. La notte scorsa il ministro delle Comunicazioni Ernesto Villegas ha dichiarato che la sua salute era peggiorata a causa di una “nuova, seria infezione” alle vie respiratorie e che le sue condizioni erano “molto delicate”. Il vice presidente Maduro, nel discorso televisivo, ha detto che Chavez se n’è andato “dopo aver combattuto una dura malattia per quasi due anni”.

L’IPOTESI DEL COMPLOTTO USA. Poche ore prima dell’annuncio drammatico della morte, Maduro ha comunicato l’espulsione di due diplomatici statunitensi dal Paese, affermando di “non avere alcun dubbio” che Chavez sia stato contagiato volontariamente da “nemici storici della nostra patria”. Maduro ha anche paragonato la situazione alla morte del leader palestinese Yasser Arafat, dicendo che gli “fu inoculata una malattia”.

L’ULTIMO TWEET. “Sono aggrappato a Cristo e ho fiducia nei medici e negli infermieri. Hasta la victoria siempre! Vivremo e vinceremo!”. Questo era stato l’ultimo tweet di Chavez, scritto lo scorso 18 febbraio, appena rientrato in Venezuela. “Grazie a Fidel, a Raul, a tutta Cuba” aveva scritto ancora Chavez, che aveva sempre utilizzato Twitter per comunicare con il poplo e tutto il mondo, seguito da oltre 4 milioni di follower. La malattia lo aveva però tenuto lontano dal social network e, prima dei tweet del 18 febbraio, era in silenzio dal primo novemebre.

MADURO: SOLO AMORE NEI NOSTRI CUORI. Motli temono che la morte di Chavez possa provocare disordini e violenze nel Paese. Anche per questo ieri, dando l’annuncio in televisione, il vice presidente Maduro ha chiesto calma e unità. “Che non ci sia debolezza né violenza. Che non ci sia l’odio. Nei nostri cuori – ha detto – dovrebbe esserci un solo sentimento: l’amore. L’amore, la pace e la disciplina”. Il vice presidente ha quindi chiesto ai cittadini di essere “degni eredi del grande uomo” e li ha invitati a radunarsi per la notte in piazza Bolivar nella capitale. Maduro ha poi fatto appello all’opposizione affinché rispetti “il dolore del popolo”. “Chi non ha mai appoggiato il comandante Hugo Chavez – ha affermato – rispetti il dolore del popolo. È il momento in cui pensare alle nostre famiglie, al nostro Paese”.

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