Washington (Usa), 5 gen. (LaPresse/EFE) – Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha ultimato un pacchetto di misure esecutive per cercare di ridurre la violenza causata dalle armi da fuoco nel Paese, avvertendo che “potenzialmente potrebbe salvare vite umane” al posto dell’immobilismo del Congresso. Le misure saranno svelate oggi alle 17.40 ora italiana dal presidente. “Dobbiamo fare qualcosa in questo Paese per far fronte alle conseguenze del fallimento del Congresso” quando si tratta di una normativa per impedire che 30mila americani muoiano ogni anno in incidenti con armi da fuoco, come infatti è stato finora, ha spiegato ieri il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, nel briefing quotidiano con i giornalisti.

Poco prima Obama aveva incontrato alla Casa Bianca il procuratore generale Usa, Loretta Lynch, e il direttore dell’Fbi, James Comey, insieme ad altri funzionari e consiglieri, per ricevere una serie di raccomandazioni su come stringere il controllo sulla vendita delle armi. Obama ha fatto sapere di aver ricevuto “alcune idee” su come, attraverso il suo potere esecutivo, il governo potrà “fare la differenza” per cercare di garantire che le armi non finiscano nelle mani di criminali o di persone con problemi mentali. Ma soprattutto, il presidente ha ribadito che “le decisioni sul controllo delle armi che mi appresto a prendere sono pienamente nell’ambito dei miei poteri e coerenti e in linea con il secondo emendamento, sulla libertà di portare armi, della Costituzione Usa”. “Le misure – ha aggiunto – non serviranno a prevenire ogni crimine o le sparatorie di massa, ma potranno salvare molte vite ed evitare che molte armi da fuoco finiscano nelle mani sbagliate”.

Secondo quanto è trapelato nei giorni scorsi dai media Usa, l’amministrazione Obama sta cercando di espandere il controllo dei precedenti costringendo molti venditori privati di armi a registrarsi per essere allo stesso livello dei commercianti che hanno una licenza federale. Attualmente le vendite di armi tra privati, molti delle quali avvengono in occasione di fiere o in occasioni informali, non prevedono una revisione dei casellari giudiziari e un controllo sulla salute mentale del compratore, così da creare un grande volume di acquisti al di fuori della gestione delle autorità federali.

Anche prima che di conoscere i dettagli del piano di Obama, il leader repubblicano Paul Ryan, che presiede la Camera dei Rappresentanti, ha accusato il presidente di voler limitare il diritto “fondamentale” di possedere armi degli americani, criticando il “disprezzo” mostrato da Obama, “da quando era un candidato alla Casa Bianca nel 2008, verso gli americani che apprezzano il secondo emendamento” della Costituzione. Obama, ha dichiarato Ryan, “si comporta come se il diritto di portare armi fossa qualcosa che deve essere tollerato, quando in realtà, come la Corte Suprema ha ribadito nel corso del 2008, è un diritto fondamentale”. Il deputato ha avvertito che il decreto del presidente pone “un livello pericoloso di extralimitazione esecutiva che il Paese non può tollerare”. Come Ryan, la maggior parte dei candidati per la nomina presidenziale repubblicana ha già anticipato la propria opposizione alle azioni esecutive di Obama.

Due eventi nel 2012, il massacro in un cinema di Aurora (in Colorado) e la strage nella scuola a Newtown Sandy Hook (in Connecticut), dove sono stati uccisi 20 bambini e 6 donne, hanno spinto Obama a cercare di far passare misure per limitare la vendite di armi. Il presidente ha quindi proposto misure di riforma della legislazione in materia, ma il Congresso non ha approvato neanche quella che generava più consensi: il miglioramento del sistema di controllo dei precedenti per evitare che le armi giungano nelle mani di criminali o di persone con problemi mentali.

Come lo stesso Obama ha ribadito più volte, la sua più grande frustrazione come presidente è stata il fallimento degli sforzi per raggiungere un maggiore controllo sulla vendita e il possesso di armi nel Paese. La spinta per tornare a cercare di aumentare la consapevolezza sulla necessità di affrontare il problema è arrivata, ancora una volta, da alcune sparatorie di massa di quest’anno, comprese quelle di ottobre in un’università in Oregon e a dicembre a San Bernardino (in California), dove 14 persone sono state uccise.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: , ,