Il numero di persone nate in schiavitù, trafficate per lavori sessuali o intrappolate da vincoli di debiti o lavoro forzato è aumentato

Almeno 46 milioni di persone vivono come schiave nel mondo, la gran parte di esse in India, mentre la maggior concentrazione è in Corea del Nord. Lo rivela il Global Slavery Index, indice che stabilisce l'incidenza della schiavitù, compilato dall'ong australiana Walk Free Foundation. Il numero di persone nate in schiavitù, trafficate per lavori sessuali o intrappolate da vincoli di debiti o lavoro forzato è aumentato, passando da 35,8 milioni nel 2014 a 45,8 milioni. Secondo il fondatore dell'organizzazione, Andrew Forrest, l'aumento è dovuto alla miglior raccolta di dati, nonostante esista il timore che ad esso si affianchi un aggravamento della situazione legata all'alto numero di sfollati e migranti.

Schiavitù è stata rilevata in tutti i 167 Paesi considerati, con l'India che conta il maggior numero totale con circa 18,4 milioni, sul totale di popolazione di 1,3 miliardi di abitanti. Ma è la Nord Corea ad avere l'incidenza maggiore, con una persona in stato di schiavitù ogni 20 persone e con il governo che fa il minimo per mettere fine a questa situazione. "Dobbiamo chiarire che non tollereremo la schiavitù e quando questa avviene in un regime dovremmo non tenere relazioni commerciali con esso", ha dichiarato Forrest.

L'Asia, che fornisce manodopera a basso costo nella produzione globale di abiti, cibo e tecnologia, conta i due terzi del totale di persone in condizione di schiavitù. Il 58% vive in cinque Paesi: India, Cina, Pakistan, Bangladesh e Uzbekistan. Ma le nazioni con la più grande proporzione tra abitanti e schiavi sono Corea del Nord, Uzbekistan, Cambogia, India e Qatar. I governi che fanno di meno per contrastare la condizione sono Corea del Nord, Iran, Eritrea, Guinea equatoriale, Hong Kong. All'opposto, quelli che fanno di più sono Olanda, Stati Uniti, Regno Unito, Svezia e Australia. Mentre l'Europa non ha un dato significativo per numero di schiavi, secondo Walk Free è una origine e una destinazione del lavoro forzato e dello sfruttamento sessuale, mentre l'impatto del massiccio afflusso di migranti deve ancora rivelarsi.

Forrest ha ammesso che i dati saranno probabilmente criticati da alcuni ricercatori, con l'accusa che la metodologia di calcolo non sia precisa. L'indice 2016 si è basato su interviste di 42mila persone eseguite dall'istituto Gallup in 53 lingue in 25 Paesi. Per esempio, le critiche potrebbero arrivare proprio per la Corea del Nord: il dato è stato tratto da estrapolazione, testimonianze di rifugiati nordcoreani all'estero e informazioni raccolte durante tre visite dell'ong nel Paese.

Fonte Reuters – Traduzione LaPresse
 

 

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